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Roma

L'inchiesta sul G8 della Maddalena termina a sorpresa con l'assoluzione di Guido Bertolaso, l'ex capo della Protezione civile, perché “il fatto non sussiste”.

 

Un colpo di scena per la politica romana, e soprattutto per il centrodestra della Capitale, che aveva accantonato l'idea di promuoverlo come candidato per le elezioni comunali del 2016 proprio per l'inchiesta giudiziaria che lo coinvolgeva.

Il 12 febbraio di quell'anno, il vertice della triumvirato Berlusconi, Salvini e Meloni era terminato col suo nome, salvo poi la “rettifica” di Meloni stessa, che un mese dopo aveva rotto l'accordo presentandosi lei stessa come candidata, con l'appoggio della Lega. Forza Italia aveva quindi trovato il proprio nome forte, scelto da Berlusconi in persona, e aveva deciso di promuovere Alfio Marchini.

Elezioni che sarebbero a conti fatti potute andare diversamente, alla luce della sentenza sul caso “Grandi Eventi”. “È la certificazione che questo processo non si sarebbe mai dovuto fare”, ha commentato a caldo il difensore di Bertolaso, Filippo Dinacci.

I presunti favori fatti da Bertolaso all’imprenditore romano Diego Anemone, quindi, non sono mai esistiti. Anemone però non è uscito pulito dalla vicenda ed anzi è uno dei 4 condannati e dovrà scontare una pena di 6 anni.

Tra i presunti promotori dell'associazione per delinquere, la pena più alta, di 6 anni e mezzo di reclusione, è toccata ad Angelo Balducci, ex provveditore alle opere pubbliche del Lazio nonché ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

Fabio De Santis, ex provveditore alle opere pubbliche della Toscana, dovrà invece scontare 4 anni e mezzo di galera e 4 anni il generale in pensione della Finanza (in servizio prima al Sisde e poi all'Aisi) Francesco Pittorru.

Il tribunale, ha dichiarato prescritti numerosi episodi di corruzione e ha assolto coloro che erano stati ritenuti semplici partecipi dell'associazione per delinquere.
Assolto perché il fatto non sussiste anche l'ex dirigente del ministero dei Beni Culturali Gaetano Blandini, che rispondevano di due distinti episodi di corruzione; Maria Pia Forleo, che all'epoca dei fatti operava come funzionaria del Dipartimento per lo sviluppo e la competività del turismo presso la Presidenza del Consiglio; e Claudio Rinaldi, ex commissario dei Mondiali di nuoto a Roma.

Tra i prescritti, l'imprenditore Daniele Anemone, fratello di Diego. Il tribunale ha dichiarato l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici per Diego Anemone, Balducci e De Santis. Il primo, con le sue imprese, non potrà per tre anni contrattare con la pubblica amministrazione.

Per il tribunale dovranno essere risarciti i danni al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con una provvisionale immediatamente esecutiva pari a un milione di euro. All'associazione Cittadinanzattiva, anch'essa costituita parte civile, andranno 50mila euro. Diego Anemone e Pittorru dovranno invece versare 250mila euro di provvisionale alla Presidenza del Consiglio.

Per l'ex funzionario che lavorava nella “Struttura di Missione” Mauro Della Giovampaola, la cui posizione era stata modificata dalla Procura che lo aveva indicato tra i promotori e non più tra i partecipi dell'associazione per delinquere, sarà un altro collegio di tribunale a pronunciarsi dopo la richiesta di abbreviato avanzata dal suo difensore.

 

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