Roma
Arte, antico e contemporaneo a confronto: la fotografia di Mapplethorpe a Roma
La Galleria Corsini ospita, nelle sue stanze, 45 opere del fotografo statunitense Robert Mapplethorpe
Antico e contemporaneo a confronto. Maniacale precisione formale e intensità espressiva sono i dati distintivi delle fotografie di Robert Mapplethorpe, esposte alle Gallerie Nazionali di Arte Antica-Galleria Corsini di Roma.
“Mapplethorpe. L'obiettivo sensibile” è la mostra dedicata al grande fotografo del secondo Novecento curata da Flaminia Gennari Santori, Direttore delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini, visitabile dal 15 marzo al 30 giugno.
A distanza di trent'anni dalla morte dell'artista, la mostra della Galleria Corsini s'inserisce in una serie di altre iniziative volte alla commemorazione delle sue opere previste alla Guggenheim di New York e al Museo Madre di Napoli. “Mapplethorpe. L'obiettivo sensibile” è infatti organizzata per l'occasione in collaborazione con la “Robert Mapplethorpe Foundation” di New York.
La selezione delle 45 opere e la loro collocazione tra i capolavori antichi, risponde all'intenzione di mettere in comunicazione per risonanza aspetti salienti del lavoro di Mapplethorpe e l'antico. Oggi il visitatore tende a guardare la galleria e i musei attraverso un criterio cronologico. Questa mostra invita invece lo spettatore a tornare ad un approccio settecentesco, quando la galleria si visitava stando attenti a riconoscere assonanze, simmetrie e differenze tra i vari stili e le varie epoche.
Le fotografie scultoree di Mapplethorpe si stagliano come magneti dal tessuto colorato dei quadri adescando anche lo sguardo più distratto. Questi continui input costringono lo spettatore a innescare una relazione nuova, inedita e personale con le altre opere che trova attorno.
La curatrice afferma che “la mostra è un evento unico in quanto è la prima volta che le opere vengono esposte nel contesto di una quadreria settecentesca”. Interessante è che gli stessi principi espositivi della galleria, basati sulla simmetria, l'euritmia e la varietà compositiva, sono anche gli elementi che si possono rileggere all'interno dell'opera dell'artista. Mapplethorpe era infatti un avido collezionista e se avessimo visitato la sua casa mentre era in vita avremmo potuto vedere come fosse affascinato da: fotografie storiche, ceramiche scandinave, vetri italiani, stampe di maestri antichi e mobilio “arts and crafts”.
L'amore per la storia dell'arte e per il collezionare questi oggetti che emanano bellezza lo spinsero ad esprimersi attraverso dei medium già trattati nel corso dei secoli come: lo studio delle nature morte, dei paesaggi, della statuaria classica e della composizione rinascimentale. Evidentemente la simmetria e il controllo formale della composizione, che sono i tratti distintivi dell'artista, rimangono nel suo inconscio proprio a partire dai suoi studi e dalle sue passioni.
Mapplethorpe disse che “conduceva una vita molto difficile in quanto era ossessionato dalla perfezione”. Questo particolare aspetto traspare prepotentemente in tutte le sue immagini dove l'emozione nei confronti della materia diventa vita e le foto diventano sculture. Lo stesso autoritratto del 1988, simbolo della mostra ed esposto nella Prima Galleria, ci parla di questo rapporto equilibrato con i temi classici e la scultura: Mapplethorpe, consapevole della morte imminente, guarda nell'oscurità con un gesto vigoroso e antico. Un'immagine che diventa allegoria della caducità della vita esemplificata dal teschio sul bastone, simbolo della vanitas.
Di notevole interesse anche “Apple and Urn” esposta nella Sala Verde, una natura morta di Mapplethorpe che viene messa in relazione con quelle di Christian Berentz.
Il rimando alle conoscenze basate sulla storia dell'arte sono ben visibili anche in “Bernine”, esposta nell'Alcova di Cristina di Svezia, la quale ricorda i ritratti di Lorenzo Lotto o dei maestri lombardi del Cinquecento.
Questi sono solo alcuni esempi di ciò che si potrà ammirare da vicino. Una mostra davvero innovativa e propositiva nel mettere a confronto antico e contemporaneo: lascia un'incredibile libertà al visitatore di giocare, immaginare e fantasticare su possibili relazioni formali e intuitive.