Roma

Asl, il pasticcio della Regione Lazio. Illeggittimo il decreto di Zingaretti

di Donato Robilotta *

Con un articolo del 9 settembre avevo espresso seri dubbi di legittimità del decreto del Presidente della Regione Lazio in merito all’accorpamento delle Asl di Roma.
Il Presidente della Regione aveva firmato il decreto in questione il 30 Luglio scorso, in base a una apposita delega fatta inserire nella legge di stabilità regionale 2015, comma 24 art. 1 LR 17/2014, dimenticando però che nell’ordinamento regionale non è previsto l’istituto della delega e la competenza nel merito della riorganizzazione delle Asl spetta al Consiglio Regionale, come da Statuto.
Su questa vicenda ci sono state proteste da parte delle opposizioni e assicurazioni, in una apposita riunione dei capigruppo, da parte della giunta regionale a intervenire nel merito della questione, confermando così i dubbi di legittimità.
Tanto che nella seduta odierna del Consiglio Regionale il vice presidente Smeriglio annuncia che la giunta Regionale nella seduta serale di giovedì 17 ha approvato una proposta di legge che va incontro alle problematiche delle opposizioni.

Peccato che sul sito ufficiale della Regione ci sia l’ordine del giorno della seduta del 17 ma dell’argomento in questione non c’è nessuna traccia.
Cosa dovrebbe fare il Presidente per riparare all’invadenza di campo fatta rispetto alle competenze del Consiglio? Annullare il decreto, approvare una norma che cancelli la delega prevista dal comma 24 dell’art. 1 della lr 17/2014, per sanare il vulnus, e portare rapidamente in Consiglio un provvedimento per la riorganizzazione delle Asl.
Lo Statuto della Regione Lazio, proprio per dirimere questioni di competenze e di eventuali invasioni di campo, ha previsto il Comitato di Garanzia Statutario, una specie di corte costituzionale interna, istituito con legge regionale n. 24 del 2007 ma mai costituito.
Tra le sue funzioni è previsto proprio quella di esprimere parere sulla conformità allo Statuto delle leggi regionali approvate prima della loro promulgazione.
Se fosse stato costituito, ma non lo è stato perché evidentemente visto con fastidio dai vari Governatori che si sono succeduti dal 2007 ad oggi, sarebbe stato l’organismo cui si sarebbe potuta rivolgere l’opposizione per avere contezza delle sue accuse.
Ora bisognerà leggere e valutare il provvedimento annunciato ma in ogni caso oltre la strada dell’impugnativa del decreto presso la giustizia amministrativa, che sarebbe un atto forte e fuori dalla logica politica, ci sarebbe la strada di chiedere l’intervento del Presidente della Repubblica così come previsto dall’articolo 126 della Costituzione.

Donato Robilotta
* già Consigliere della Regione Lazio