Roma

Assessori licenziati, Cristina Grancio: “Cinque anni di politica dissociata”

Dopo 4 anni la Raggi scopre “diversità politiche” col suo vice. Ma il sindaco lo sa che siamo nel 2021?

di Cristina Grancio *

Questo ultimo cambio dei componenti della Giunta capitolina rappresenta l’inconsistenza politica dell’operare del sindaco Raggi, capace di nominare suo vice e di averlo al suo fianco, per oltre quattro anni, che ora liquida con un “ci sono diversità di visioni politiche per il futuro di Roma”.

Il vicesindaco Luca Bergamo, messo alla porta, insieme all’assessore allo sviluppo economico e turismo Carlo Cafarotti, con giustificazioni che, se dovessimo pensare male, considerando le dichiarazioni rilasciate da Bergamo sull’inopportunità di una ricandidatura della Prima cittadina a sindaco, verrebbe da pensare che dopo quasi cinque anni la Raggi sembra confondere il ruolo politico da quello istituzionale sostituendo, così come ha fatto, il vice sindaco con una figura più fedele a sostenere la nuova campagna elettorale a discapito del comune di Roma e quindi dei romani. Mica male no? 

Diversamente, dovremmo pensare che i due assessori, ognuno in modo diverso, hanno portato avanti in questi anni una azione politica incompatibile con la futura azione politica su Roma? Come sia possibile ciò è difficile da comprendere, se l’azione politica era concorde con quella del sindaco, così ci era stato rappresentato in questi anni, e poi, invece, repentinamente come se ci si fosse svegliati da un bel sogno ci si rendeva conto che quello che era stato fatto fino ad ora non rispecchiava, in realtà, la sua azione politica e che nel futuro di Roma le sue politiche avrebbero preso un'altra direzione? 

Possibile, allora, che fino ad oggi abbiamo avuto una città guidata da una politica dissociativa, caratterizzata da una disgregazione della personalità dell’amministrazione? La sensazione che trasmette questa ultima operazione ai danni degli assessori è che, dovendosi confrontare con la realtà incombente delle elezioni, la Raggi si sia scossa e avesse detto, in primis a sé stessa, che da qui in poi il sindaco è lei e che la sua Giunta la sceglie in conformità della sua azione politica futura come se ci trovassimo al giorno del suo insediamento, giugno 2016. Buongiorno Raggi, si è resa conto che siamo nel 2021? 

Chi ha governato fino ad oggi Roma? Se non lei, allora, chi ha governato il sindaco di Roma? In un primo momento occorre riconoscere alla Raggi l’inesperienza, poi, però, ha dimostrato scarse capacità lasciandosi gestire nel tentativo di fare l’equilibrista fra poteri che si facevano fra loro la guerra e che la tenevano sotto scacco con lo spauracchio del “ti leviamo il simbolo…”.

A questo punto, però, lecito chiedersi: chi c’era dietro le scelte cruciali portate avanti dalla giunta che con il tempo è arrivata a spaccare irrevocabilmente la maggioranza? Cito alcuni esempi significativi: l’ostinazione di portare avanti la liquidazione della società partecipata Roma Metropolitane è stata una sua scelta oppure l’ha subita, per condizionare la stessa maggioranza, per mezzo dell’assessore Lemmetti? Lo stiamo vedendo in questi giorni, si poteva o si doveva portare avanti un percorso diverso su Roma Metropolitane.

Stesso discorso per ATAC. Chi ha scelto, addirittura, di negare lo strumento di democrazia partecipata come il referendum, che ora, invece, viene imposto dal TAR o lo strumento del concordato preventivo arrivato in Aula per mezzo dell’assessore Lemmetti e che, ora, rischia di portare al fallimento Atac per l’incapacità di mettere in salvo i conti aziendali? Non ricordo di averlo letto in nessuna parte del programma dei Cinque Stelle, che la soluzione di Atac dovesse essere il concordato preventivo.  Si potrebbe andare avanti a lungo solo per quello che riguarda le partecipate. Una curiosità, poi, sullo stadio della Roma a Tor di Valle: Chi ha scelto di approvare a settembre 2016 la memoria di giunta dell’allora assessore Berdini che dava il via alla Conferenza di Servizi, sebbene i pareri dei Dipartimenti avrebbero consentito di intraprendere altri percorsi, che avrebbero evitato la situazione paludosa di Tor di Valle di stallo che ha impegnato l’amministrazione capitolina.  

E per chiudere, meno male che sulla discarica “Malagrotta due” le deleghe dell’assessorato all’ambiente erano direttamente in capo al sindaco, ma forse questa disgregata amministrazione arriverà a disconoscere questa operazione, proprio come con serena pacatezza Cotticelli, il Commissario per la sanità della Regione Calabria, fece, negando sé stesso e affermando che forse era successo “qualcosa di strano” in un’intervista televisiva sul piano anti-Covid-19.

Caro sindaco lo scatto di orgoglio di avere una Giunta che le rispondesse doveva averlo prima, ormai è tardi e al massimo può farci divertire consigliandoci la lettura dell’ultimo libro sul Burlesque pubblicato dal suo nuovo assessore alla cultura.

* Cristina Grancio, consigliere DemA Gruppo Misto