Roma

Assistenza domiciliare, Regione fa fuori i medici di base: gestione alle Asl

Dal 1 gennaio in vigore nuovo sistema della Regione Lazio di erogazione delle cure domiciliari: il servizio gestito direttamente dalle Asl e “libera scelta”

Assistenza domiciliare nel Lazio, la svolta nel 2020: con un decreto del Commissario ad acta del 30 dicembre scorso, la Regione cambia il sistema di gestione delle cure a domicilio e, per placare il costante pressing dei medici che volevano più considerazione in materia, lascia il servizio in mano alle Asl ed inerisce il criterio di libera scelta.

 

In pratica con il DCA U00525 del 30 dicembre 2019, dal 1 gennaio 2020 verrà provvisoriamente riorganizzata l’assistenza domiciliare nel Lazio. Ma cosa cambia rispetto al passato? Fino a tutto il 2019, per poter richiedere l'assistenza a domicilio bisognava recarsi dal proprio medico di base che verificava se c'erano i requisiti per poter ottenere l'assistenza. Una volta constatatone l'effettivo bisogno, il medico preparava la documentazione ed inoltrava la richiesta alla Asl. Il medico della Asl a quel punto valutava la richiesta e, qualora ritenesse anche lui necessaria la cura a domicilio per il paziente in questione, acconsentiva all'assistenza e lo affidava al soggetto erogatore del servizio, ovvero quello aggiudicatario della gara pubblica.

Ora invece si cambia. Il cittadino potrà scegliere in totale autonomia il soggetto erogatore da un elenco di soggetti, preventivamente accreditati che devono pubblicare la propria carta dei servizi, contattando direttamente l'Asl senza passare per i medici di famiglia. Si passa così da un sistema monocratico alla piena libertà di scelta. L'assistenza domiciliare durerà per 9 ore al giorno nei giorni feriali e non si pagherà fino al 31 dicembre 2020 (dal 2021, quando terminerà la sperimentazione, bisognerà pagare un ticket che andrà a coprire il 50% della spesa. Le Asl forniranno esclusivamente il personale sanitario non medico dell’assistenza domiciliare.

Inoltre il lavoro svolto dagli “erogatori” sarà valutato grazie a tre indicatori della performance che ne valuteranno l’affidabilità: la percentuale di accessi al pronto soccorso sul numero di prese in carico per livello assistenziale, la percentuale di lesioni da decubito di nuova insorgenza sul numero di pazienti in carico e la percentuale di personale a tempo indeterminato.

All'Omceo, l'Ordine provinciale di Roma dei medici chirurghi e degli odontoiatri, sempre voglioso di un maggiore potere nei confronti dei medici, la scelta di dare più facoltà di scelta non è andata del tutto a genio. “Siamo molto perplessi. Un normale cittadino non può essere in grado di scegliere un erogatore in totale autonomia – dice Luca Benigni dell'Omceo –. Chi chiamerà sarà costretto a chiedere consiglio all'operatore dell'Asl e ed ecco fatto che verranno premiati solo gli erogatori più famosi e conosciuti. Nessuno si fiderà di cooperative più piccole e meno conosciute. E poi con questo sistema i medici vengono messi da parte, estromessi da qualsiasi tipo di scelta”.

Peccato che non è proprio così. Al cittadino non è assolutamente vietato contattare il medico di base prima di chiamare l'Asl e farsi consigliare a quale “erogatore” affidarsi, consultare personalmente la classifica degli “erogatori” oppure sentire il parere di amici e conoscenti che hanno già usufruito di un “erogatore”.