Atac, 1400 impiegati-controllori: il capolavoro della demagogia è servito
Ecco cosa si nasconde dietro l'accordo sindacale che porterà i colletti bianchi dei trasporti fuori dagli uffici
Atac e sindacati in ginocchio di fronte alla demagogia. L'ultima presa in giro è il bombardamento mediatico con il quale il Comune a Cinque Stelle vuol convincere i romani di essere riuscito nell'operazione impossibile: fuori dagli uffici impiegati, funzionari e quadri e tutti in strada a controllare che i passeggeri facciano il biglietto per viaggiare (male) su bus, tram e metropolitane.
Così dall'alba di mercoledì 12 aprile, primo millennio dell'impero delle chiacchiere, le segreterie territoriali di Filt-Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, Faisa Cisal, Fast Mobilità, Sul e Ugl insieme all'azienda, all'assessore Linda Meleo e al sindaco Virginia Raggi hanno accesso la macchina delle bufale per raccontare che da domani si cambia: 1400 colletti e collettini bianchi “potranno essere impegnati un giorno alla settimana nell'attività di lotta all'evasione”.
Ecco perché quello dei sindacati è un tradimento dei lavoratori, per l'azienda sarà un costo e per la politica un fallimento.
Intanto perché arriva dopo una inutile caccia ai volontari con risultati che l'azienda si è ben guardata dal pubblicizzare, poi perché le procedure studiate da azienda e sindacati porteranno a risultati minimi. Intanto dalla controlleria si salveranno i dirigenti, poi perché ogni quadro, funzionario e impiegato, prima di scendere in strada dovrà ricevere la nomina di “polizia amministrativa” con un processo che richiede la verifica del certificato penale e del carichi pendenti e un'esame sanitario che escluda doloretti al ginocchio, allergie varie, o problemi sanitari incompatibili con l'attività in strada. Ammesso che l'Atac sia popolata da fenomeni tra carte, autorizzazioni, idoneità mediche e ricorsi vari prima di tre mesi il popolo degli impiegati non scenderà mai in strada. E così di arriverà a luglio con l'inizio delle ferie scaglionate nei due mesi estivi.
I tempi reali del progetto
Ammesso che da settembre il progetto Bip&Go (Il genio del marketing che ha partorito il nome dovrebbe essere il primo a scendere in strada per espiare la colpa del naming), a settembre sarà operativo, si apre un nuovo scenario: quello delle rinunce di risorse umane alle quali gli uffici operativi saranno sottoposti per fornire personale a Bip&Go. L'effetto sarà un allungamento dei tempi di tutti quei processo industriali che stanno a monte del vero lavoro di Atac: guidare autobus, tram e metropolitane e mantener e in efficienza mezzi e impianti. Poniamo che l'Ufficio che progetta le nuove fermate dei bus perda una risorsa fissa per 5 giorni a settimane e che sia composto da 5 persone. Ad oggi per autorizzare una fermata id bus Atac impiega più o meno un anno; cosa accadrà con una persona fissa in meno e un controllore in più?
A proposito: ammesso che il progetto sia operativo a pieno regime dal prossimo settembre, l'accordo sindacale scade a maggio, per un totale di 8 mesi e non di 12, sottraendo il periodo di Natale. Infine: nel progetto saranno coinvolte tutte le Direzioni, comprese le caste degli intoccabili del Personale e dell'Amministrazione Finanziaria? E i sindacalisti in permesso, o distacco, andranno pure loro a fare i controllori? O assisteremo al giochetto dei permessi per riunioni sindacali in coincidenza dei giorni di controlleria?
Il risvolto dei rapporti sindacali
Poi c'è il risvolto sindacale. I rapporti numerici tra personale viaggiante e amministrativi ha sempre fatto pendere l'ago dell'interesse sindacale verso chi guida e chi ripara, a scapito degli amministrativi che ora si vendicheranno, magari restituendo le tesser sindacali dopo che i segretari hanno giocato con il loro lavoro per un accordo che di fatto li tradisce e magari andando a ingrossare le fila di qualche altro sindacato fori dai tavoli dove si è deciso il grande bluff.