Roma
Atac a un amministratore unico. La svolta di Tronca è targata Del Rio
di Fabio Carosi
Più che un commissariamento si apre una stagione di "dittatura burocratica". Parte la rivoluzione Atac firmata dal prefetto-commissario Francesco Paolo Tronca che adotta per l'azienda dei trasporti la "linea dura". Visto che nessun manager ha dato la sua disponibilità a gestire il dopo-Broggi, con conti ormai in ordine e un'esigenza non più rinviabile di finanziamenti per salvare le infrastrutture dal degrado, arriva il cambio di statuto e la nomina di un amministratore unico.
La decisione è attesa per la giornata di oggi, quando si riunirà l'assemblea dei soci per l'approvazione della modifica statutaria con la scomparsa del consiglio di amministrazione e la nomina di un plenipotenziario con le funzioni di unico legale rappresentante dell'azienda. E sull'identità dell'uomo solo al comando che dovrà traghettare l'Atac sino all'elezione del prossimo sindaco e alle conseguenti nomine, è stretto riserbo. Indiscrezioni del Campidoglio parlano genericamente di un burocrate, probabilmente un alto dirigente del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture che così conserverebbe il proprio posto sino a lavoro ultimato e avrebbe mano libera nella gestione dei fondi per evitare che le metropolitane collassino sotto il peso della mancanza di investimenti degli ultimi anni. Questo perché dopo la "cacciata di Marino" è stato direttamente il premier Matteo Renzi a prendere in mano la "questione Roma", affidando alle cure del ministro Graziano Del Rio, la gestione dei fondi custoditi in un cassetto.
La svolta per Atac si è avuto nella tarda mattinata di mercoledì 16 dicembre, quando una lettera del commissario Tronca ha chiesto al Cda convocato dall'Ad uscente Broggi per "decisioni non rinviabili" di soprassedere il tempo necessario alla convocazione dell'assemblea, fissata appunto per il giorno 17. Per Danilo Broggi sarà la fine di un incubo. Dopo aver ufficializzato la sua intenzione di lasciare, il manager è stato costretto a "rimanere prigioniero" nell'ufficio di via Prenestina per la caduta del sindaco e il successivo commissariamento. Lascia un'azienda in grado di procedere sulla via del risanamento dei conti, ma "sotto scacco" per la serie di inchieste che partono dalla gestione Alemanno e senza un euro per investire. Ora arrivano l'amministratore unico e i soldi.