Atac, "aiutino" al disastro bus e casse vuote: stipendi di agosto in forse
"Scartati" i vecchi Fiat Cursor per alimentare il disservizio “politico”
Stipendi di agosto in forse, bus come rottami: è il collasso Atac. E il capolinea della seconda azienda, salvo miracoli, è fissato alla prima settimana di settembre, quando l'azienda tenterò di rimettere in piedi il servizio di trasporto con orari e frequenze che non riuscirà mai a rispettare.
Passato l'effetto mediatico del blitz dell'assessore Meleo, in compagnia dell'esperto di trasporti, Enrico Stefano che il Movimento Cinque Stelle ha designato quale presidente della Commissione, esce fuori l'amara verità. Secondo quanto risulta ad affaritaliani.it, la situazione dei bus disponibili per il servizio non è così drammatica come descritto dai due “tupamaros” che si sono infilati nel deposito di Tor Sapienza. Alla base dell'indisponibilità dei mezzi ci sarebbe una rivolta silenziosa di un gruppo di autisti sindacalizzati che da tempo rifiuta di prestare servizio con i Fiat Cursor, i sopravvissuti al mega acquisto di mille mezzi dell'anno Duemila. Li scartano perché ormai obsoleti e con un problema tecnico di surriscaldamento che poi è all'origine dei guasti e nei casi peggiori degli incendi che ne hanno distrutti una decina. E Tor Sapienza guarda caso, è proprio il deposito della maggior parte dei Cursor.
La scelta “casuale” di Meleo e Stèfano c'è qualcuno che sospetta sia stata accompagnata dal gran rifiuti di guidare i mezzi, trasformando una visita in una denuncia plateale. Insomma, un po' di fumo mediatico che si aggiunge a quello dei mezzi ormai a fine corsa. E nella strategia di “gogna mediatica” del Movimento, un tassello importante l'ha aggiunto la Meleo, chiedendo ufficialmente ad Atac l'elenco di tutti i dirigenti e funzionari impegnati nel trasporto di superficie.
Sia chiaro: la flotta di Atac è ai minimi termini, ma il “duo” dei tecnici pentastellati invece di seminare il panico denunciando una situazione ben nota già al commissario straordinario e persino all'inossidabile ex sindaco Marino, avrebbero dovuto portare soluzione: cioè soldi per acquistate nuovi bus. Quindi la pratica Atac dovrebbe cambiare tavolo e finire su quello dell'assessore al Bilancio, Marcello Minenna. E qui la vicenda si ferma perché il Campidoglio non ha un euro per gli investimenti.
Così Atac è stretta in una morsa e sempre più avviata verso una cessione/liquidazione. Se le metropolitane hanno bisogno di almeno 18 milioni di investimenti per poter sopravvivere, già a fine luglio si è aperta l'emergenza stipendi con l'azienda costretta a raschiare il fondo del barile per garantire il pagamento delle spettanze del mese. E se a luglio il miracolo è riuscito, su agosto i dubbi sono fortissimi e ad oggi non è escluso che i versamenti siano effettuati con la consueta scadenza.
In questo scenario di dramma liquidità e di parco mezzi da Terzo Mondo (un tempo Atac “regalava” al governo Cubano gli autobus dismessi), prende sempre più corpo il progetto di separare le metropolitane dal servizio di superficie e cercare nelle Ferrovie quel partner naturale al quale affidare il “ferro” e fare un po' di cassa per tenere in piedi i bus. A meno che il Campidoglio non decida di chiedere aiuto al Governo, tramite uno stanziamento straordinario. Nel qual caso sarebbe Matteo Renzi a salvare Roma e non l'M5S.