Roma

Atac al fallimento. “Ecco la verità sul commissariamento chiesto dal Senato”

Aracri: “La nostra proposta su Atac dà a Raggi una possibilità in più per il salvataggio"

Bufera commissariamento Atac, il gruppo di senatori di Forza Italia e Pd affronta i sindacati degli autoferrotranvieri. Un faccia a faccia fisato alle 14, quando una delegazione di tutte le sigle sindacali riconosciuto varcherà la soglia del Senato per un'audizione durante la quale i firmatari dell'ordine del giorno che ipotizza un commissariamento per salvare l'azienda in vista delle gare del 2019, tenterò di spiegare da cosa nasce la decisione di far diventare Atac un caso nazionale per il Governo.

 


Il senatore Francesco Aracri, ex assessore regionale ai Trasporti e membro della Commissione Trasporti e Lavori Pubblici,ma anche primo firmatario dell'odg che vorrebbe l'intervento del ministro Del Rio sull'ex municipalizzata romana, sceglie affaritaliani.it per spiegare i motivi alla base della decisione che non ha precedenti nella storia del trasporto pubblico.

Aracri, perché quell'ordine del giorno e cosa direte ai sindacati?
“Diremo la verità e cioè che i conti dell'azienda sono così a rischio da mettere in dubbio la sopravvivenza stessa. E diremo anche che l'ordine del giorno nn è un tentativo come hanno detto il sindaco Raggi e il suo mentore Beppe Grillo di sottrarre il controllo della società al Comune, ma un assist allo stesso Comune di Roma affinché non rimanga solo di fronte al disastro”.

Lei parla di disastro. Ma il Comune dovrebbe conoscere lo stato delle cose della sua partecipata...
“Ai sindacati spiegheremo che il Piano industriale di Atac approvato il 28 ottobre 2014 prevedeva il pareggio a fine 2016. Il pareggio non c'e stato, anzi i giornali hanno parlato di un deficit tendenziale del 2016 pari a 120 milioni di euro. C'è uno stato di crisi oramai conclamato e palese. La crisi è innanzitutto industriale, l'Azienda è ferma. E poi le previsioni dicevano che nel 2015 la Regione doveva dare un contributo di 280 milioni di € e il Comune di Roma 325 milioni di €, nel 2016 la Regione scendeva a 260 milioni di € e il Comune rimaneva costante a 325 milioni di euro. Quello che ci chiediamo è se è stata  fatta la previsione a finire degli anni 2015-2016”.

Le conosce i conti di Atac meglio del Comune?
“Diciamo che studio. Il Piano industriale prevedeva anche la quota in conto investimenti che evidentemente non è stata rispettata, anzi sono stati eliminati dal Commissario Straordinario Tronca, con una scelta sciagurata, i 58 milioni di € che erano stati deliberati per gli interventi urgenti di manutenzione delle metropolitane. Il problema e l'orizzonte non è più il pareggio ma se Atac sarà in grado di arrivare in condizioni normali alla scadenza della gara. Ai corrispettivi del contratto di servizio a costi standard si sommano gli introiti da tariffa, il Piano industriale prevedeva una crescita delle vendite dai 101 milioni di titoli metrebus venduti nel 2014 ai 105,8 milioni del 2016, questa previsione, nonostante il Giubileo, non è stata centrata e l'evasione rimane incontrollata. Non solo: il Piano industriale  sosteneva che la copertura dei costi della produzione sarebbe passata dal 33,2 % del 2015 al 38,5 del 2016 non si sa se questo obiettivo sia stato raggiunto. C'è un altro indicatore che rende l'idea della crisi dell'ATAC, i volumi di produzione definiti dal contratto di servizio sia per i bus che per le metropolitane non sono stati raggiunti nel corso del 2016 e non lo saranno a fine anno, questo produrrà una ulteriore perdita di corrispettivi e anche penali, perdita  che alcuni stimano intorno ai 60 milioni di euro.

Un quadro drammatico...
“Il più importante problema di Atac è rappresentato dal debito manutentivo delle infrastrutture e del materiale rotabile, questa è la cosa più grave e che impatta ogni giorno con le esigenze dei cittadini e con la qualità del servizio. L'Azienda ha calcolato in 255 milioni di € l'importo per affrontare le necessità urgenti e  per recuperare la normalità d'esercizio, la situazione è tanto grave e gli importi in gioco sono tanto alti che è indispensabile pensare ad una soluzione nella quale ci sia la responsabilità nazionale. Il decreto Madia. Dopo 3 anni di bilanci in perdita obbliga il socio ( in questo caso il Campidoglio) a chiedere al Governo di aprire procedure di salvataggio pilotate, quindi il commissario.Tutto questo  perché non si possono più effettuare aumenti di capitale, trasferimenti straordinari, aperture di credito nè rilasciare garanzie a favore delle società partecipate. E', ribadisco, il Comune che dovrebbe eventualmente chiedere l'amministrazione straordinaria per risanare i conti”.

Ai sindacati quindi direte cosa?
“Che questa proposta consegna al Comune una possibilità in più per evitare la privatizzazione dell'Atac”.

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