Roma
Atac, approvata la proroga dell'in house fino al 2021. Radicali furibondi
L'assemblea capitolina approva: il servizio di trasporto pubblico rimane in mano ad Atac
È stata approvata la proroga dell'affidamento in house del servizio del trasporto pubblico romano ad Atac fino al 2021.
Votata in assemblea capitolina nella tarda serata di martedì dopo la protesta in aula Giulio Cesare dei Radicali, la delibera ha trovato l'accoglimento dei consiglieri.
Una conquista per la giunta Raggi a pochi giorni (meno di 10) dalla presentazione del piano industriale di Atac al Tribunale Fallimentare, che avrà tempo 2 mesi per valutare le proposte e decidere se si può procedere col concordato.
“Questa amministrazione, che i più definiscono immobile e incompetente, dà soluzioni e porta fatti concreti per risolvere i problemi, al di là di chi millanta tavoli per Roma dove non esistono risorse, o si parla di risorse di cui Roma Capitale è già in possesso. Per aiutare veramente il trasporto pubblico di Roma non servono proclami, ma decreti che stanziano risorse e come ha fatto il ministro Delrio, stanziando 524 milioni di euro per le linee A e B della metro di Roma, e che ringrazio”, ha dichiarato l'assessore alla Mobilità di Roma, Linda Meleo, nel suo intervento in assemblea capitolina dove ha illustrato la delibera per la proroga ad Atac.
Nel tardo pomeriggio di martedì era arrivato il via libera della commissione capitolina Bilancio alla variazione, già passata in giunta, che prevedeva una variazione di bilancio per sbloccare 167 milioni da destinarsi al nuovo parco mezzi di Atac: 600 bus in 3 anni.
“La delibera si inserisce perfettamente nel piano di risanamento che abbiamo in mente per Atac, azienda che vogliamo mantenere pubblica e che vogliamo recuperi efficienza offrendo progressivamente un servizio migliore alla città", ha dichiarato la Meleo a inizio seduta. Un punto che risultava già chiaro ai consiglieri, dato che nella settimana precedente alcune parole di Meleo in merito al voto avevano scatenato non pochi allarmismi: “Se non andasse in porto il concordato, il servizio potrebbe bloccarsi già il 26 gennaio”, aveva detto e poi ritrattato. E lo aveva fatto nel momento in cui tentava di spiegare ai consiglieri capitolini l'importanza della proroga dell'affidamento in house fino al 2021.
Martedì sera, invece, Meleo ha messo i puntini sulle “i” riguardo al bagaglio che Atac si portava sulle spalle a causa delle cattive gestioni precedenti e ai risultati targati M5S: “Quando siamo arrivati dei circa 2 mila autobus di cui si compone il parco di Atac, ne uscivano meno di mille. In un anno e mezzo abbiamo messo in strada 210 nuovi bus, 45 filobus fermi al deposito di Tor Pagnotta e messo su strada 15 nuovi autobus, recentemente, grazie all'uso dei fondi residui del Giubileo. Abbiamo stanziato 18 milioni di euro destinati a manutenere la linea A e a cambiare le ruote dei treni – ha ricordato Meleo - Accanto a questi interventi abbiamo iniziato a pensare che tipo di strada intraprendere per Atac e abbiamo visto che l'unica via che ci avrebbe consentito di risanare l'azienda era procedere al concordato preventivo in continuità, destinato a risanare l'azienda e a rilanciare il servizio seguendo un piano di interventi strutturati, con l'obiettivo di dare ai cittadini un servizio degno e preservare tutti gli asset aziendali. Avremmo potuto svendere l'azienda ma abbiamo deciso di non farlo".
I Radicali non hanno perso occasione per far sentire la propria voce e quella dei 33mila cittadini romani che nel corso dell'estate hanno votato la proposta di referendum per la messa al bando del servizio di trasporto romano. "Referendum, referendum", è quanto hanno urlato in Aula Giulio Cesare circa una trentina di rappresentanti dei Radicali, interrompendo la seduta del consiglio comunale. I manifestanti hanno nuovamente chiesto l'indizione del referendum, che il sindaco di Roma è tenuto a presentare entro il 31 gennaio.