Roma
Atac, l'esercito dei controllori fallisce. Bip&Go, i sindacati in guerra
Violato il contratto degli amministrativi, fallimento annunciato per i controllori volontari
Atac, i controllori volontari voluti dal Campidoglio si trasformano nell'ennesimo fallimento annunciato: Bip&Go diventa l'ennesima bufala.
Dovevano essere 1400; per loro il sindacato si era mobilitato firmando un accordo che ha segnato il punto più basso della contrattazione azienda-organizzazioni sindacali, introducendo il principio della retrocessione di carriera provvisoria poi, ad un tratto, la retromarcia. Con una nota dello scorso 12 maggio, la Segreteria del consiglio di Azienda ha richiesto una convocazione urgente per discutere l'applicazione degli accordi per quello che il marketing aveva chiamato Bip&Go. La discesa in campo degli amministrativi, tirati fuori dagli uffici e costretti a trasformarsi in controllori di biglietti.
Le lettera di Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Faisa-Cisal parla chiaro: “La campagna Bip&Go doveva essere discussa e normata in tutte le sue forme, congiuntamente tra le parti, cosa che puntualmente non è avvenuta”. E in perfetto sindacalese, a dare più forza al dietrofront i sindacati hanno “denunciato il mancato rispetto degli accordi sindacali”.
Ma cosa è accaduto? Ufficialmente Atac forte dell'accordo ha proceduto unilateralmente creando nei turni degli amministrativi apposite fasce di controlleria, superando gli orari definiti dal contratto e costringendo alcuni impiegati a lavorare nel metrò sino alle 18, superando quindi l'orario ordinario che prevede che la giornata di lavoro degli amministrativi si concluda alle 16.
Stracciate le tessere sindacali
La reazione degli amministrativi non si è fatta attendere e, secondo quanto risulta ad affaritaliani.it, le segreterie del sindacato sarebbero state sommerse di lettere di dimissioni dal sindacato con il conseguente effetto di una diminuzione delle trattenute sulle buste paga e l'apertura di una stagione difficile per i bilanci delle Organizzazioni. Un po' i soldi, molto la rivolta silenziosa, avrebbero messo i sindacati all'angolo, costringendoli a mettere in mora l'azienda e a costringerla ad aprire un tavolo per ridiscutere l'accordo truffa che ha aperto la strada alle retrocessioni di carriera. Insomma, l'ennesima puntata dello scontro interno tra amministrativi e personale viaggiante con i sindacati sempre più deboli e poco rappresentativi. Atac, non solo per la mole di debiti e le inefficienze del servizio, è sempre più una bomba a orologeria.
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