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Roma
Atac follia: ad ogni cambio di manager il rito del dipendente perfetto. Al bar

di Salvatore il Controllore *


Tutti ormai in un modo o nell’altro conoscono la municipalizzata dei trasporti romana, o almeno ne hanno sentito parlare associando il nome di Atac a vicende più o meno gravi, dal maxi debito, all’addio burrascoso con annessi SMS dell’ormai ex DG Bruno Rota, ma pochi sanno che Atac ad ogni cambio di vertice ritrova ogni volta nuovo slancio riuscendo a far svegliare chi tra coloro che popolano assopito aspetta il prossimo cambio di macrostruttura.


Si parla di dirigenti, quadri, ma anche di operai, addetti alla sosta, autisti e macchinisti e in ultimo ma non per ultimi i sindacalisti aziendali oltre al solito corollario di esponenti di questo e di quel partito.
Con l’ultimo ricambio di vertici come ogni volta accade, tra i dipendenti di ogni ordine e grado ed in particolare tra i dirigenti e i quadri  aziendali preoccupati di confermare il loro ruolo all’interno della macro struttura, nonostante il caldo agostano è svanita la voglia di ferie e è cresciuto lo spirito di iniziativa e la voglia di fare bene.
Molti potrebbero pensare che tutto ciò sia frutto di una fantasia, e invece dopo mesi o addirittura anni di onorato “silenzio” trovano nuova linfa vitale e iniziano a rispolverare progetti che giacevano sopiti all’interno dei cassetti delle scrivanie, tutti coloro che cercano un posto al sole in questo caldo agosto di nomine e rinnovamento del trasporto pubblico romano.

E allora poco importa il periodo feriale, nelle palazzine di via Prenestina tutti sono ai propri posti di combattimento, non per difendere l’azienda ma per salvare la poltrona.
Tutto ha inizio con l’arrivo per il primo giorno del nuovo Amministratore Delegato nonché presidente, come nelle migliori tradizioni romane, viene accolto come un capo di stato con tutti gli “onori militari” e scortato fino al suo ufficio da cordiali e solerti personaggio che dimostrano ancora una volta di essere disponibili, cordiali e pronti a facilitare il nuovo insediamento anche compiendo il sacrificio di rinunciare alle agognate ferie estive “se necessario” (come avrebbe aggiunto il famoso Marchese del Grillo).
Intanto nei corridoi degli edifici nelle officine della sede centrale, dal secondo piano della “palazzina A” passando per il quinto della “palazzina B” arrivando fino alla più periferica delle stanze di via Prenestina, si susseguono email roboanti con documenti, lettere, capitolati d’appalto richieste di interventi he improvvisamente debbono essere ultimati in poche ore; progetti futuristici che benché irrealizzabili vanno agghindati e presentati al nuovo capo azienda, operai che vengono chiamati a straordinari estivi super retribuiti per mantenere tutti i cari vecchi bus che giacciono abbandonati in attesa dei pezzi di ricambio, e tutto questo solo per poter dire “io esisto e faccio bene il mio lavoro”.
Naturalmente tutto questa frenesia che si respira nei piazzali e nei corridoi del quartier generale, viene accompagnata dalla vera anima di questa azienda “radio Atac” che già da settimane ha iniziato il toto nomi per sapere chi sarà il prossimo referente o il prossimo direttore.
Infatti in pochi sanno che se si vogliono avere indiscrezioni, anticipazioni sulle nuove macrostrutture che l’azienda vuole varare, sui nomi che figureranno nelle tanto ambite caselle, il posto giusto da frequentare  non è di certo il Campidoglio e nemmeno al famoso sesto piano della palazzina B dove risiede il top management aziendale, ma bisogna farsi trovare al bar durante gli orari di maggior afflusso.
Proprio li in questi giorni il caffè mattutino e quello post pausa-panino (infatti le mense sono chiuse) sono accompagnati da indiscrezioni, voci più o meno certe o dal classico “io ciò un amico mio che è amico di quello che sa per certo che tizio lo cacciano…” insomma come nel miglior Fantozzi, oggi Atac è lo spaccato dell’Italia e dell’italiano medio.

Tutti questi fatti che non sono parte di un romanzo, ma sono situazioni reali che puntualmente ad ogni cambio di vertice si verificano, oggi più che mai contrastano con la realtà di un’azienda che in queste ore sta combattendo la battaglia contro lo spettro del fallimento, un’azienda popolata non solo da dipendenti infedeli e nulla facenti, ma anche da persone competenti e oneste che ogni giorno lavorano per fornire alla capitale un servizio migliore possibile con i mezzi e le risorse a disposizione.
A chi parla di far fallire Atac come se questa ipotesi fosse un successo bisognerebbe far capire che all’alba del 2018 una metropoli internazionale come Roma dovrebbe investire in nuove infrastrutture di trasporto, incluse le funivie  e non pensare di svenderle al privato di turno. Tutto questo in attesa che scocchino le fatidiche 14:09 o le fatidiche 16:30 quando è il tornello a farla da protagonista e allora i problemi del trasporto romano vengono rimandati a domani.
 

* Salvatore il Controllore è lo pseudonimo dietro il quale si cela un dipendente storico dell'Atac

 

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