Atac e Fs, Marco Rettighieri bocciato dall'Anticorruzione di Cantone
Scrive l'Autority: “Per la nomina a Capo Dipartimento del Ministero sussiste l'inconferibilità dell'incarico”
Pd contro Pd. Sull'Atac, l'azienda dei trasporti di Roma, la battaglia non finisce mai. Stavolta la vittima è l'ex direttore Generale, Marco Rettighieri, già manager delle Ferrovie e direttore di Expo 2015, chiamato dal commissario Trinca al vertice di Atac e poi dimissionario per insanabili contrasti con l'assessore Linda Meleo e il sindaco Raggi, accusati di “continue intromissioni”.
Uscito malamente da Atac dove ha lasciato uno scenario di paralisi, Rettighieri per poche ore ha accarezzato l'idea di guidare il Dipartimento delle Infrastrutture e Trasporti. Un posto di vertice al Ministero, che però si è infranto sul “No” dell'Anticorruzione, autorità alla quale il capo di Gabinetto del Ministro lo scorso 7 novembre ha chiesto un parere preventivo sulla nomina dei Rettighieri. E il giorno 18, puntuale, il parere della struttura di Raffaele Cantone è arrivato. Scrive l'Autorità Anticorruzione: “Nel caso esaminato, sussiste l’inconferibilità dell’incarico di Capo dipartimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti all’ing. Rettighieri, perché tale nomina violerebbe la fattispecie di cui all’art. 4 del d.lgs. 39/2013”.
A far svanire i sogni dell'ingegner Rettighieri è stato il suo incarico in Italferr nel periodo Expo ed essendo Italferr società sottoposta per i lavori di Expo a regolazione del Ministero “Non può, quindi, essere nominato Capo di un Dipartimento di un amministratore statale, colui che, nei due anni precedenti, ha ricoperto la carica di dirigente in ente regolato vigilato o finanziato dalla stessa amministrazione statale”.
Addio ai sogni di Rettighieri di scalare i vertici del trasporto italiano e addio al progetto del suo sponsor principale, il senatore Stefano Esposito che, dopo la pessima uscita dall'Atac, aveva elaborato una exit strategy di grande profilo per il suo “uomo”, difeso strenuamente al momento dell'arrivo in Campidoglio del Cinque Stelle e di Virginia Raggi e costretto a rassegnare le dimissioni insieme alla sua “fedelissima” Francesca Rango.
Sulla “stagione breve ma intensa” di Marco Rettighieri all'Atac arrivano le prime verità. L'offensiva contro i sindacati condotta mediaticamente su temi come il Dopolavoro e i permessi sindacali, seppur giuste hanno aperto una stagione di conflitti con l'azienda che il nuovo amministratore unico Fantasia, con difficoltà sta cercando di ricomporre pur riconoscendo gli anni di “rapporti folli” tra controparti che hanno di fatto consegnato l'azienda nelle mani dei sindacalisti. E la strategia portata avanti da Rettighieri con l'assenza di un piano industriale e una scarsissima attenzione al livello e alla qualità dei servizio è diventata un'eredità pesante per chi lo ha sostituito.
Oltre al supermanger ex Italferr ed Expo, chi esce sconfitto dalla bocciatura di Cantone è l'ex assessore e senatore Pd Stefano Esposito che, proprio nel periodi di Rettighieri aveva governato come “capo ombra” l'Atac. Ma sua exit strategy è fallita clamorosamente.
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