Roma

Atac, il Giudice su Quintavalle: “Ha ragione ma ha acuito l'astio”. Sentenza

Licenziata per aver denunciato a Le Iene il caos dei bus Atac, la Quintavalle il ricorso dal giudice del Lavoro. Il dispositivo lascia senza parole

Licenziata dall'Atac per aver denunciato a Le Iene il disastro dell'Atac e le sue inefficienze sul servizio, la leader del sindacato Cambiamenti M410 viene beffata dalla giustizia del Lavoro. Dopo un iter infinito, il giudice ha emesso una sentenza incredibile nella forma e nelle sostanza: in poche parole, l'autista sindacalista aveva ragione, ma avrebbe alzato troppo la voce “acuendo l'astio e l'intolleranza degli utenti”.

Scrive Micaela Quintavalle sulla pagina social: “Oggi è stata pubblicata la decisione del Tribunale di Roma sul mio ricorso contro il licenziamento subito da Atac. Il Giudice lo ha rigettato, perché ha ritenuto le mie dichiarazioni scollegate dall'attività sindacale ed eccessive, per quanto riguarda i toni utilizzati, anche se vere nei contenuti”.

E poi allega un passaggio del provvedimento con il quale il giudice di primo grado ha rigettato il ricorso, salvando l'Atac da una riassunzione obbligatoria: “Pur dovendosi rilevare che per diversi noti disservizi il consenso sociale nei confronti dell’odierna resistente possa ritenersi minato anche per ragioni diverse dalla condotta della ricorrente non si può escludere che le accese dichiarazioni pubbliche rese dalla ricorrente abbiano potuto sortire l’effetto di acuire l’astio e l’intolleranza degli utenti”.

La sentenza è un raro esempio di sclerosi della giustizia e di utilizzo perverso della lingua italiana. Il giudice “rileva” dunque che i disservizi denunciati sono “noti” e dunque li ammette ma poi si arrampica definendo il comportamento sindacale della Quintavalle “minato”, conclude sentenziando che le dichiarazioni pubbliche, cioè la denuncia in tv, siano alla base della crescente intolleranza degli utenti nei confronti del trasporto pubblico. Dunque, denunciare i disservizi come aveva fatto la sindacalista in tv è un comportamento o una pratica lontana dai compiti di un sindacalista, la sia colpa è quella di aver acuito il rapporto tra azienda e utenti. Dunque, secondo il giudice del Lavoro, un sindacalista non può andare oltre i meri compiti di trattative con l'azienda e se va in tv violando il Codice etico dell'azienda, merita il licenziamento. La sentenza sibillina e cerchiobottista punisce la Quintavalle e farà discutere. Forse il giudice non ha mai preso un bus negli ultimi anni.

“La colpa di Micaela? Quella di aver partecipato a una puntata della trasmissione “Le Iene” con la divisa dell’azienda raccontando il disastro del trasporto pubblico romano, mostrando le pessime condizioni in cui viaggiano gli autobus, la violazione delle norme sulla sicurezza antifortunistica e la tutela dei passeggeri e dei conducenti. Un’intervista che secondo Atac avrebbe leso l’immagine e la reputazione dell’azienda”.