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Roma
Atac, Paolo Simioni è il padrone: è presidente e dg a 240 mila euro l’anno

 

di Diana Maltagliati

 

È presidente, senza nessuna delega, Ceo e da oggi anche Direttore Generale con poteri illimitati e tutta l’azienda sotto controllo. Paolo Simioni, l'imprenditore di Padova fortemente voluto da Casaleggio Jr. e fedelissimo dell'altro veneto di casa M5S - l'assessore alle Partecipate Massimo Colomban - si ammutina a se stesso e diventa il capo supremo di Atac.

 

In barba alla riforma Brunetta, un documento annuncia l'auto-nomina con aumento esponenziale di stipendio, che tocca quota 240 mila euro l'anno. Lorde, per fortuna. Il mostro a tre teste di Atac, che ad agosto con la formazione del nuovo CdA aveva cambiato assetto ritornando ad essere un consiglio di amministrazione a tre, ora muta di nuovo. A fianco di Simioni, comunque, restano gli altri due membri voluti dal Movimento: Cristiano Ceresatto – capo staff di Colomban – e Angela Sansonetti.
Ignorando i precetti di trasparenza e rispetto pedissequo delle norme impugnati dal M5Stelle, Simioni ha deciso di premiarsi con un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio invidiabile, d'altronde i tempi sono cupi e come direbbe una nota serie americana “l'inverno sta arrivando”. Mentre il presidente dell'azienda si fa il suo regalo di Natale anticipato, Atac continua a navigare in acque tempestose, con una dead line che fa paura soprattutto ai tranvieri: entro il 27 novembre la municipalizzata deve presentare il proprio piano aziendale per sottoporlo al vaglio del Tribunale fallimentare. E non è ancora detto che il concordato vada a buon fine.


Al 27 novembre, comunque, chi dipende da Atac e chi lavora per gli appalti della municipalizzata dei trasporti ci arriverà con difficoltà. Il 4 ottobre circa 70 tranvieri hanno denunciato di non essere stati regolarmente pagati dall'azienda, ma Atac ha smentito sottolineando come la colpa fosse dei lavoratori stessi, che nonostante i solleciti non avrebbero provveduto ad aggiornare le proprie coordinate bancarie. Non si tratta, invece di un errore, il mancato pagamento dei 50 dipendenti di Corpa, l'azienda che si occupa della manutenzione dei mezzi di trasporto pubblico e che ha manifestato in piazza Madonna del Loreto per giorni attendendo di essere ascoltata. Le decine di lavoratori rimaste appese sui ponteggi di un palazzo per farsi notare dalle istituzioni hanno terminato la propria protesta solo grazie all'intervento della Prefettura che ha accolto le richieste dei dipendenti Corpa promettendo di porsi come mediatore con Atac e organizzare un tavolo ad hoc.
Se non ci sono soldi per pagare i fornitori, però, sembra che l'azienda non abbia difficoltà a trovarne quando ci sono delle promozioni politiche ai vertici. Soprattutto se è il presidente ad assumere se stesso.
Eppure il M5S aveva promesso una rivoluzione in Atac e ci ha provato diverse volte dall'elezione a sindaco di Virginia Raggi, che dall'inizio del suo mandato ha cambiato due amministratori unici e due direttori generali che – almeno per ora – non hanno fatto altro che passarsi di mano in mano il debito di un miliardo e 400 milioni che pende sulla testa dell'azienda.

 

 

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