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Roma
Atac, Rettighieri: “Troppe ingerenze”. Ma il vero nodo è il piano dismissioni

L'era Rettighieri è finita per davvero. Le dimissioni del direttore generale di Atac alle fine sono arrivate “con grande malessere”. E insieme a lui, sbatte la porta pure l'amministratore unico Armando Brandolese, nominato all'inizio dell'anno dal commissario Tronca. In fretta e furia Ad e Dg convocano una conferenza stampa per spiegare e chiarire, e pure rettificare quanto scritto in questi giorni sui giornali.

Mancanza di fiducia reciproca, ingerenze ”fuori dalle regole del buon senso”, ma il vero nodo è la diversità di prospettive sul piano di rientro: dopo un tira e molla durato oltre un mese, i vertici della municipalizzata dei trasporti abbandonano la giunta Raggi, che ora dovrà tirare fuori dal cilindro i nomi dei nuovi manager, ma anche nuove soluzioni per far fronte al debito gigantesco di un'azienda sconquassata.
Sì perché, uno dei motivi del disaccordo e della decisione dei due “tecnici” sta proprio nella diversità di vedute, e di soluzioni, sul piano finanziario elaborato negli scorsi mesi, che prevedeva la dismissione, ovvero la vendita di immobili del patrimonio Atac per un valore di circa 95 milioni. Soldi che avrebbero dovuto garantire almeno una parte del rientro dal debito. Su questo punto, che rappresenta il “pilastro” del piano industriale, la nuova amministrazione ha da subito espresso tutta la sua contrarietà, senza però offrire nuove soluzioni.
“Senza la vendita del patrimonio il piano non è più sostenibile e l'azienda non sarà in grado di garantire i traguardi che si era prefissata”, dice Rettighieri.

Ma la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, sarebbe stata l'ingerenza dell'assessore alla mobilità Meleo negli affari dell'azienda. “L'assessore Meleo ha scritto una lettera indirizzata a me e Brandolese in cui si intromette negli affari si una società seppur partecipata. Questo mi ha dato fastidio. La politica che si intromette in una società non mi sembra una cosa da fare. È stata una palese violazione delle regole di buonsenso ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso", ha concluso Rettighieri.

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