Roma
Atac verso il referendum, condannata ad essere inghiottita dalla Ferrovie
Quattro giorni prima del voto, fissata l'udienza in tribunale sul concordato
Atac verso il referendum per la messa a bando del servizio di trasporto pubblico, fissato per il 3 giugno e proposto dal comitato Mobilitiamo Roma di Radicali Italiani grazie alla sottoscrizione di 33 mila cittadini romani.
Comitati al lavoro anche se la collocazione al 3 giugno, subito dopo un giorno di festa, della consultazione cittadina, che per essere valida ha bisogno di superare il quorum del 30%, già di per sé potrebbe contribuire ad una bassa affluenza. La linea della maggioranza in Campidoglio dovrebbe essere quella dell'astensione dal voto. Il programma del sindaco rimane quello di "mantenere l'Atac pubblica, del Comune".
Per ora dunque a fronteggiarsi sono i comitati di Radicali Italiani, che perorano le ragioni del Si' per avere una gara che stimoli concorrenza virtuosa e crescita della qualita' del servizio, con il Comune a stabilire tramite il contratto di servizio numeri di chilometri da percorrere e penalita' da pagare in caso di mancato rispetto di quanto pattuito. Il Pd e Sinistra Italiana, invece, vedono diversi loro esponenti animare due comitati - Mejo de No ed Atac Bene Comune - per votare No al referendum, che la scorsa settimana hanno mosso i primi passi con le rispettive assemblee.
Il referendum sara' comunque un test sul gradimento dell'attuale servizio di trasporto pubblico da parte dei cittadini. Nella Capitale c'e' un unico precedente di referendum cittadino: due quesiti nel giugno del 1997 sulla privatizzazione delle quote comunali di Acea e Centrale del Latte, dove in entrambi casi prevalse il si' di misura.
Concordato: udienza il 30 maggio
Ma prima del voto, c'è un'altra data importante: esattamente quattro giorni prima del voto, il 30 maggio, e' fissata infatti presso il tribunale fallimentare di Roma l'udienza sulla procedura di concordato preventivo in continuita', resa necessaria dal debito di 1,3 miliardi maturato dall'azienda. Nel fissare l'udienza i tre giudici del collegio hanno formulato diverse osservazioni al piano di concordato presentato dalla municipalizzata. Primo, che "non sono sufficientemente chiari i motivi per cui dovrebbero aumentare i ricavi da vendita titoli" di viaggio. Secondo, per i magistrati anche "il dedotto aumento dei ricavi pubblicitari non e' supportato da alcun elemento concreto che possa avvalorarne l'effettivo realizzo". E poi, si legge nel testo, "la riduzione dei costi muove da premesse concrete ma non individua, con specificita', in cosa consistano gli interventi in programma". Stimando un via libera entro la fine del 2018, il piano del concordato prevede di pagare integralmente i creditori prioritari, per un ammontare di 150 milioni di euro, nel corso del 2019. Mentre per i crediti chirografari viene programmato il pagamento del 31% entro il 2021. Un restante 30% dei chirografari invece andrebbe liquidato a partire dal 2022 tramite i proventi maturati dagli utili di gestione negli esercizi 2020 e 2021. A questi strumenti finanziari, dal giugno 2020, si aggiungerebbe la vendita di asset aziendali ritenuti non piu' strumentali, come uno stock di ex depositi, uffici e terreni. Dal 2027 infine scatterebbe un altro strumento finanziario per coprire il restante 39% dei crediti chirografari. Se il piano di concordato ricevesse un ulteriore via libera dal Tribunale si aprirebbe l'assemblea dei creditori, chiamata a votare sulle proposte dell'azienda per pagare i suoi debiti spalmandoli con questo programma pluriennale.Concordato o no, c'è chi giura che l'unica soluzione per salvare il “carrozzone” Atac sia quella di farla inglobare dalle Ferrovie dello Stato; ipotesi seriamente al vaglio su cui, dietro le quinte, stanno lavorando in tanti.