Roma
Aveva creato una camera per torture: 20 anni per il narcos de La Rustica
Chiesti in totale 140 anni di carcere per 13 persone appartenti al gruppo criminale de La Rustica
La Procura ha chiesto la condanna a 20 anni per il boss dei “narcos” de La Rustica Daniele Carlomosti. Carlomosti è accusato di tortura, per aver allestito una vera e propria camera per le torture, oltre alle accuse di associazione a delinquere, droga, estorsione, lesioni e sequestro di persona.
Insieme a lui sono state processate con rito abbreviato altre 12 persone, per un totale di 140 anni di carcere richiesti dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia Edoardo De Santis. Tra questi dodici figurano il braccio destro di Carlomosti Fabio Pallagrosi, per cui sono stati chiesti 16 anni, e Armando De Propris, per cui invece la richiesta è 10 anni e 8 mesi. De Propris è il padre di Marcello De Propris, già condannato a 20 anni per l'omicidio di Luca Sacchi.
La fine dell'organizzazione
L'organizzazione criminale che aveva sede a La Rustica, una zona di Roma Est, venne smantellata dai Carabinieri, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura, nel giugno del 2022. Le indagini erano partite a seguito di una gambizzazione avvenuta nel 2017.
A richiamare l'attenzione c'erano stati anche i dissidi interni all'organizzazione criminale stessa che avevano portato allo scontro con tra Simone e Daniele Carlomosti. Addirittura Daniele aveva tentato di uccidere Simone sparandogli dei colpi dal balcone.
Inoltre il gruppo de La Rustica era stato menzionato anche da Carminati nel corso dell'indagine su Mafia Capitale. “Quelli so brutti forti, compà” aveva detto in un'intercettazione.
La camera delle torture di Carlomosti
Tra i capi di accusa per il narcos Daniele Carlomosti c'è quello di aver allestito una vera e propria camera delle torture, tappezzata di teli di plastica, in cui aveva torturato un uomo che gli doveva 60mila euro per una partita di droga. Dopo averlo spogliato e legato, Carlomosti lo ha picchiato selvaggiamente per 6, privandolo poi anche del cibo e dell'acqua. Poi aveva anche mostrato ai familiari dell'uomo le foto delle sue condizioni.
In un altro caso le violenze furono verbarli. Per riavere i soldi che aveva prestato, Carlomosti minacciò al telefono un altra persona dicendo: “Ti scarico un nove in bocca, sgozzo tua madre…butto tua madre dalla finestra’’.