Roma

Bambini pistoleri: a 5 anni addestrati a sparare come i soldati

Bambini dai 5 anni al poligono per imparare a sparare con la pistola come i soldati americani

Bambini pistoleri di 5 anni addestrati a sparare come i soldati americani dei film: ecco il Club Nocetta, il primo poligono di tiro per i bimbi sotto i 10 anni di età alle porte di Roma.

 

Ci sono Matteo e Sofia che hanno 5 anni e già sparano con la pistola. Ma ci sono anche Ivano di 9, Aurora e Chiara di 11, Flavio di 12, Tommaso di 13, fino ad arrivare a Lorenzo di 17 anni. Questi bambini fanno parte della schiera di "cuccioli" (puppies) del “Club Nocetta” immerso nelle campagne di Cerveteri, vicino a Roma. È il primo poligono privato di tiro per bambini al di sotto dei 10 anni di età, ospite della polisportiva “La Rosa Bianca”: 40 mila metri quadrati di superficie, maneggio, punto di ristoro, trekking e altro ancora.

Questi pistoleri, scrive Fabio Di Chio su spraynews.it, durante l'anno frequentano dall'asilo alle scuole superiori ma al Club Nocetta studiano tiro dinamico sportivo, simile a quello degli agenti delle forze speciali o dell'Fbi statunitense. I piccoli “combattenti” a piedi devono seguire un percorso lungo il quale incontrano diversi bersagli fissi piazzati a pochi metri di distanza. Quando li vedono devono estrarre l'arma dalla fondina che portano sul fianco, cercare di colpirli e buttarli giù. Addosso ad alcuni di loro la pistola che portano fa impressione: è lunga quasi quanto la coscia, giù fino al ginocchio. È una imitazione della Beretta 84 o della Tanfoglio, un'arma da softair, ad aria compressa, simile alla 9x21 che in versione originale pesa oltre mezzo chilo. Questa, invece, arriva fino a 200 grammi circa, spara a bassa potenza 17 pallini colorati e costa più o meno 100 euro.

Il bambino (o la bambina) non è mai da solo durante l'esercitazione. Dietro di lui c'è sempre chi gli guarda le spalle, il suo tutore o ranger (anche donna): è un istruttore, non ufficialmente riconosciuto ma delegato dal titolare del poligono, Marco Colella, pronto a intervenire.

Questo “gioco” diverte molto i bambini: "È divertente", "Ci piace sparare", "Qui è bello". A vederli sparare, i piccoli bambini sembrano più cowboy che sparano ai pelle rossa che “scugnizzi” stile Gomorra. "Anzi - commentano mamme e papà, spesso tiratori anche loro - i bambini diventano responsabili. Imparano a maneggiare la pistola, non a essere cattivi. E venire al poligono è pure una bella occasione per la famiglia di stare assieme alle altre".

Marco Colella, 55 anni, da 25 con la passione per il tiro, è il titolare del poligono e dal 2009 è a capo del Club Nocetta, con un passato da lottatore di arti marziali, di kung fu. "La pistola non è diversa da un'auto - spiega - Chi si mette al volante guida un'arma e le quattro ruote fanno più morti delle pallottole". E poi, si domanda: "Mandare il proprio figlio in palestra a imparare l'autodifesa non è come insegnargli a sparare, ad ammazzare? Bisogna saper gestire la paura - prosegue - le forti emozioni che possono portare la mente a perdere il controllo del corpo. Noi siamo un poligono privato - precisa - non abbiamo ancora chiesto il riconoscimento del Coni. Se la Federazione italiana tiro dinamico sportivo (nel 1993 nata come associazione, quattro anni dopo diventata Fitds e dal 2008 nel Coni) non accetterà la nostra squadra formata da giovanissimi tiratori - avverte Colella - gareggeremo lo stesso in altri poligoni. Non mi fermerò".

C'è chi grida allo scandalo e contesta anche il tipo di addestramento "dinamico" riservato a militari e paramilitari, e chi invece ricorda che quelle pistole sono ad aria compressa, sono dei giocattoli. Sono i due lati della medaglia, quella che vorrebbero vincere e mettersi al collo i piccoli tiratori del poligono Club Nocetta di Cerveteri. Al ministero dell'Interno il "vangelo" che si recita è la Circolare 557 /PAS.50.105 /E/08. All'epoca, la disposizione era stata inviata a Prefetti, Questori e Forze dell'ordine in relazione a "chiarimenti circa la possibilità per i minorenni di praticare, all'interno dei poligoni del Tiro a segno nazionale, discipline sportive accademiche che comportino l'uso di armi da fuoco". Un parere chiesto proprio dall'Unione Italiana Tiro a Segno. Il Viminale aveva spiegato (e spiega, ndr) che "per garantire la preparazione sportiva dei giovani atleti in vista delle competizioni internazionali" al massimo "è consentito l'uso delle armi da fuoco da parte dei maggiori degli anni 14, all'interno delle strutture dei poligoni delle Sezioni del Tiro a Segno Nazionale".

I sostenitori dei "bambini in armi" ribattono proprio su questo punto. "Quella circolare - si sofferma Marco Colella - regola l'uso delle armi da fuoco. Questi sono giocattoli". Del resto il Club Nocetta non è un caso isolato. Per dirne uno: a marzo, al poligono di tiro a segno di Codogno, in provincia di Lodi in Lombardia, si è svolta una prova di tiro ad aria compressa riservata a giovani dai 17 ai 10 anni di età. E per rincarare la dose, il "fronte del sì" ricorda il decreto legislativo del 26 ottobre 2010 n. 204 in attuazione della direttiva 2008/51/CE che modifica la precedente 91/477/CEE e regola controllo, detenzione e acquisizione di armi. Nella legge, il primo distinguo che si fa è che l'arma è da fuoco "mediante l’azione di un combustibile propellente". Se funziona ad aria compressa si definisce "strumenti denominati 'softair' vendibili - si legge - solo ai maggiori di 16 anni'". Ma "sotto il vigile controllo di un adulto - scandiscono al poligono - possono tranquillamente usarla anche i bambini".