Roma

Bambini stressati, troppe visite per il long Covid: lite fra pediatri

La Società Italiana di Pediatria propone visite obbligatorie post covid, ma molti medici sono contrari

La Società Italiana di Pediatria spinge per le visite obbligatorie ai bambini post covid, ma molti medici dicono di no: "I bambini sono troppo stressati". Il long covid sembrerebbe riguardare più la sfera emotiva che quella della sintomatologia fisica.

La Società Italiana di Pediatria delle Cure Primarie Pediatriche (SICuPP) e la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) ritengono importante che la Società Italiana di Pediatria e altre società scientifiche abbiano posto l’accento sui sintomi che i bambini possono presentare dopo una infezione da Covid 19, ma sono contrarie alle visite obbligatorie qualora non ci siano stati sintomi gravi e persistenti nel corso della malattia.

Pediatri: “I bambini sono continuamente visitati, non c'è bisogno dell' obbligo”

In un comunicato congiunto le due società hanno dichiarato: “La Pediatria di Famiglia in Italia è caratterizzata dal rapporto di fiducia e dalla continuità dell’assistenza nel tempo: a tutti i bambini vengono offerte visite programmate periodiche, oltre a visite effettuate per la comparsa di qualunque sintomo anche banale e un’ampia disponibilità telefonica per consigli/consulti di varia natura. è in tale contesto che si inserisce l’assistenza al bambino con infezione da SARS-CoV2 e il monitoraggio degli eventuali segni/sintomi di long-covid.  Un sistema che aggiunga “di default” altre visite mirate sarebbe da un lato poco efficace nell’aumentare la sensibilità e la specificità di riconoscimento di un quadro di long-Covid dall’altro poco efficiente rispetto al mantenimento delle quotidiane attività di prevenzione, diagnosi e educazione sanitaria a cui ogni Pediatra di famiglia deve rispondere, nonché oneroso per il SSN in funzione delle prescrizioni di accertamenti che ne potrebbero scaturire”.

L'allarme dei pediatri: "Disagio psicologico fra i bambini a causa dell'isolamento"

Sugli eventuali sintomi del long covid provati dai bambini, le società spiegano: "Come nel resto del mondo, anche in Italia abbiamo potuto rilevare che la grandissima maggioranza dei bambini che hanno contratto la malattia hanno avuto una forma paucisintomatica, sono stati seguiti direttamente dal loro pediatra e solo raramente hanno subito esiti respiratori persistenti o hanno manifestato, in fase acuta o a distanza di alcune settimane, sintomi di rilievo quali il dolore toracico o una tachicardia, possibili segni di sospetto di una miocardite”. Frequenti, invece, sono i disturbi legativi alla sfera emotiva: “ Sono molto più frequenti, invece, sintomi vaghi, come mal di testa, stancabilità, difficoltà di concentrazione, dolori diffusi di tipo aspecifico, oppure, come riportato dalla letteratura scientifica, problematiche relative ai disturbi del sonno, alla sfera psicologica o al rendimento scolastico. Non è del tutto chiaro, inoltre, quanto questi fenomeni siano da imputare direttamente all’infezione da SARS-COV2 o siano piuttosto conseguenza del disagio determinato dall’ isolamento sociale imposto dalla pandemia che ha acuito un fenomeno psico-sociale già pre-esistente. Tuttavia, tali segnali non possono essere ignorati e genitori, pediatri, educatori ma anche politici ed amministratori sono chiamati ad una profonda riflessione su quanto si possa fare per invertire questa tendenza”.

Medici contrari: "Visite aggiuntive? Solo un incremento alla spesa sanitaria"

Le società di pediatria hanno aggiunto: "Qualora tali controlli per il long covid venissero eseguiti da altri professionisti vi sarebbe comunque un incremento della spesa sanitaria per erogare delle prestazioni non essenziali. Quindi, bene ricordare quali segnali debbano essere riconosciuti nei bambini che sono stati affetti da COVID-19, ma un no ad un piano rigido e serrato di controlli in tutti i soggetti che sono stati positivi al virus”.