Roma
Bambino Gesù, una “clessidra” salva la vita a una ragazza malata di cuore
Si tratta di una pratica già usata negli Usa, ma non ancora autorizzata in Europa. È stato necessaria l'autorizzazione per applicarla in via compassionevole
All'ospedale Bambino Gesù di Roma, una “clessidra” ha salvato la vita a una ragazza di 21 anni malata di cuore.
La giovane era affetta da stenosi polmonare severa, un grave malfunzionamento della valvola polmonare che compromette lo scambio di sangue tra i polmoni e il cuore.La valvola polmonare si apre per far passare il sangue dal ventricolo destro all'arteria polmonare, così che possa ossigenarsi nei polmoni. In condizioni normali la valvola si richiude subito, impedendo che il sangue torni indietro. Nei casi di stenosi polmonare o malformazioni simili, questa chiusura non funziona bene e quindi la funzionalità del cuore è compromessa.
L'intervento
Non potendo operare la giovane a cuore aperto, i medici hanno deciso di intervenire per via endoscopica tramite una tecnica già usata in America, ma non ancora autorizzata in Europa, tant'è vero che si è dovuto chiedere il via libera al Ministero della Salute per poterla utilizzare in via compassionevole.
L'intervento è stato eseguito dall'Unità di Cardiologia interventistica del Bambino Gesù, diretta dal dottor Gianfranco Butera, ed è consistito nell'impianto di un dispositivo transcatetere. Si tratta di un impianto di ultima generazione diviso in due parti. La prima è uno stent espandibile, cioè una sorta di tubo a forma di clessidra che si adatta alla forma alla forma dell'arteria e riduce l'efflusso di sangue. La “clessidra” è la base per la seconda componente, ovvero una valvola polmonare standard.
Butera: “Un intervento innovativo che ci permetterà di seguire più pazienti”
“La possibilità - afferma il dottor Gianfranco Butera - di una procedura dopo la quale si può tornare a casa in 2 o 3 giorni, è un risultato importante in termini di vissuto del paziente che viene sottoposto a un minore stress fisico e psicologico rispetto a un intervento chirurgico a cuore aperto. E rappresenta un vantaggio anche per il Servizio sanitario nazionale per il minore impegno di risorse. La cardiologia interventistica si basa sulla continua evoluzione tecnologica. Solo al Bambino Gesù saremo in grado passare da un numero di 25-30 pazienti l’anno ad almeno 45-50. Oggi, grazie all’autorizzazione del Ministero della salute, siamo felici di aver potuto rispondere all’esigenza di cura di una nostra paziente per la quale l’attesa avrebbe rappresentato un rischio troppo elevato”.