Roma
Bar, ristoranti, vivai: affari della mafia. Sigilli al tesoro della 'ndrangheta
“Fiore Calabro”, questo il nome in codice dell'operazione portata a segno dagli agenti della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Roma che, su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno sequestrato i beni del clan malavitoso Scriva-Mollica-Morabito. Agli indagati, Domenico Morabito, Domenico Mollica, Salvatore Ligato, Giuseppe Velonà e Antonio Sciva Placido vengono contestati i reati di intestazione fittizia dei beni con l’aggravante di aver commesso il reato per favorire l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, operante in Calabria e a Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio.
In particolare sono stata posto sotto sequestro le quote sociali della società EUROFIORI SRL che si occupa della vendita al minuto e all’ingrosso di piante e similari a carico di MORABITO Domenico, MOLLICA Domenico Antonio e LIGATO Salvatore; le uote sociali della società BAR GALLERY SRL che si occupa della gestione e conduzione di ristoranti, trattorie, pizzerie tavole calde bar etc e tramite essa la titolarità del BAR denominato “ANTICA VIA” a carico di MORABITO Domenico, MOLLICA Domenico Antonio e VELONA’ Giuseppe; l'impresa individuale avente ad oggetto il commercio al dettaglio di combustibile per uso domestico di proprietà di VELONA’ Pietro Domenico a carico di MORABITO Domenico, VELONA’ Giuseppe.
Sigilli anche a terreni e immobili a Rignano Flaminio a Morlupo, nonchè abitazioni a Roma in via Ugo Balzani e ad Alghero. Sotto sequestro anche 14 tra conti correnti, libretti postali e cassette di sicurezza contenenti un ingente quantitativo di valori preziosi e orologi di pregio, in corso di quantificazione. Complessivamente i beni sottoposti a sequestro dagli agenti della Squadra Mobile ammontano a circa 12 milioni di euro.
Secondo chi indaga i beni sono frutto degli affari della ‘ndrina Scriva-Mollica-Morabito proveniente da Africo, provincia di Reggio Calabria, autorevolmente rappresentata a Roma da esponenti di primo piano delle rispettive famiglie mafiose. Domenico Mollica, boss di primo piano dell’omonimo clan calabrese, era stato catturato alcuni mesi fa all’interno di un “bunker” artigianale appositamente costruito sul soffitto della sua villetta sita in Rignano Flaminio.
L’operazione costituisce il seguito dell’attività convenzionalmente denominata “Fiore Calabro” che aveva documentato le attività criminali della ‘ndrina protagonista della sanguinosa “Faida di Motticella” combattuta negli anni 80 tra i comuni di Bruzzano Zeffirio ed Africo ed insediatosi - a partire dagli inizi degli anni ’90 - nel triangolo compreso tra i comuni di Rignano Flaminio, Morlupo e Castelnuovo di Porto, a nord di Roma.
I personaggi colpiti da provvedimento di sequestro risultano far parte di un numeroso e importante gruppo ‘ndranghetista che non ha lasciato la sua terra di origine in quanto ritenuto perdente, ma soltanto con l’intenzione di poter agire in modo più tranquillo e poter continuare a porre in essere illecite condotte.
Nel corso degli anni gli esponenti di spicco del sodalizio criminale, nonostante fossero già colpiti da precedenti provvedimenti di sequestro di beni, erano riusciti a penetrare nel tessuto connettivo economico della provincia di Roma, acquisendo, tramite prestanome, bar, forni, supermercati, imprese edili, società che gestiscono la distribuzione di fiori, aziende di compro oro, solarium, imprese di allevamento e vendita di carni, nonché imprese boschive. In alcuni casi l’inserimento capillare nel tessuto economico della zona ha consentito loro di raggiungere forme di monopolio incontrastato in diversi settori, quale il commercio dei fiori.
Le attività in argomento sono state acquisite, molto spesso, da imprenditori in difficoltà economiche che, nella maggior parte dei casi, loro stessi avevano ridotto in uno stato debitorio irrecuperabile, mediante intestazioni fittizie di quote societarie a persone di famiglia o ad altri personaggi estranei al gruppo familiare.