“Basta aggressioni”. Medici delle carceri, dimissioni in massa per protesta
Allarme del sindacato Fimmg: si moltiplicano gli episodi di violenza nei penitenziari
Aumentano le aggressioni dei medici che lavorano all’interno delle carceri italiane che ora, per essere ascoltati, minacciano dimissioni di massa.
L’allarme e la preoccupazione sono denunciate dal Settore medicina penitenziaria della Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale) che ha inviato un documento al Ministero della salute, a quello della Giustizia Sanità e al Capo del Dipartimento penitenziario, esprimendo, “viva preoccupazione per i molteplici episodi di aggressione ai medici che lavorano in carcere durante la loro attività. Ormai non si contano più gli episodi che stanno avvenendo su tutto il territorio nazionale”.
Le minacce del sindacato
“In mancanza di interventi e risposte nel merito , aggiunge Franco Alberti Segretario Nazionale FIMMG settore Medicina Penitenziaria – “la categoria si vedrà costretta a proclamare lo stato di agitazione e non si esclude una dimissioni in massa di tutto il personale medico operante nelle carceri”.
La mappa delle agressioni in carcere
Due giorni fa denuncia il sindacato Fimmg - a distanza di soli 15 gg - nuovo episodio di aggressione presso il carcere di Barcellona Pozzo del Gotto, tra l’altro dello steso detenuto. A Firenze Sollicciano un medico è stato aggredito per cui è ricorso al Pronto Soccorso e l’Azienda Sanitaria ha dovuto assegnarlo a un altro servizio esterno per la sua sicurezza. Analoghi episodi sono stati segnalati in Sardegna, Campania e recentemente in Basilicata. Ma le segnalazioni si moltiplicano e la situazione diventa sempre più grave e fuori controllo.
“Non viene più garantita la sicurezza da parte dell’Amministrazione Penitenziaria degli operatori sanitari che svolgono la loro preziosa opera all’interno degli istituti penitenziari a salvaguardia della salute della popolazione detenuta – denunciano i medici- e con il passaggio alle Asl della Sanità Penitenziaria si sta assistendo a uno scarica barile delle competenze dimenticando l’estremo disagio di chi opera in carcere, polizia penitenziaria inclusa e facendo finta che nulla stia succedendo. I medici e tutto il personale sanitario si trovano a dovere fronteggiare una situazione critica dove oltre ai problemi cronici dell’ambiente carcerario dovuti al sovraffollamento con le relative tensioni interne si sovrappone una logica di gestione della sanità penitenziaria al di fuori della realtà.
L'appello dei medici
“Chiediamo un intervento immediato del Ministero della Giustizia e del DAP dice Alberti - per fare si che tali episodi non si ripetano e al Ministero della Salute e alle Regioni, e interventi mirati alla salvaguardia del posto di lavoro. Se perdura questa la situazione non si escludono dimissioni in massa di tutto il personale medico operante nelle carceri e la proclamazione dello stato di agitazione”.