Roma

Beffa ricercatori: i diritti sono riconosciuti solo nei tribunali

L'avvocato di Roma Elena De Bacci denuncia il mancato riconoscimento di anzianità nei contratti a tempo determinato

Lavorano per il futuro del paese, sgobbando ore su ore con l’obiettivo di portare a casa il sospirato contratto a tempo indeterminato. A volte non riescono, a volte sì e quando fanno meta – però – si vedono rifiutato ciò che gli spetta, maturato durante il tempo determinato. Sono la nostra spina dorsale: ricercatori, tecnologi e dipendenti pubblici. Ma sono anche quelli più soggetti a discriminazione contrattuale.

“Il tema –spiega l’avvocato di Roma Elena De Bacci che da sempre segue questa questione - è relativo all’anzianità.  Gli Enti pubblici di ricerca assumono di solito a tempo determinato i propri dipendenti. Ne nasce una dura gavetta che, quando si conclude con la trasformazione del contratto a tempo indeterminato, riserva comunque un finale decisamente inaspettato. Oggi, nonostante la giurisprudenza maggioritaria riconosca, ormai da anni, il diritto al riconoscimento dell’anzianità maturata a tempo determinato, molti Enti continuano a difendersi in giudizio riportando spesso anche condanne al pagamento delle spese di lite con evidente danno erariale. In ogni caso preferiscono andare a sentenza piuttosto che procedere a un riconoscimento automatico”.

Una soluzione al problema

Il contratto collettivo di categoria ha tentato di affrontare il tema prevedendo che “in caso di assunzione a tempo indeterminato, i periodi di lavoro con contratto a tempo determinato già prestati dal dipendente presso il medesimo Ente, con mansioni del medesimo profilo e area o categoria di inquadramento, concorrono a determinare l’anzianità lavorativa eventualmente richiesta per l’applicazione di determinati istituti contrattuali”. “Il problema - sottolinea la De Bacci - è che tale riconoscimento viene riservato in via esclusiva ai lavoratori assunti a tempo indeterminato dal 2016 in poi, ovvero dalla data di vigenza del nuovo contratto”.

“Viene così a determinarsi un’ulteriore violazione del principio di non discriminazione differenziando non solo tra lavoratori a tempo determinato e lavoratori a tempo indeterminato ma anche tra lavoratori a tempo determinato (assunti dal 2016 in poi), la cui anzianità viene automaticamente riconosciuta, e lavoratori a tempo determinato (assunti prima del 2016) che tale diritto non hanno. E questo anche a dispetto di una recente massima della Corte di Cassazione in materia”.

Ma non finisce qui: una corretta applicazione della direttiva del 1999 impone il riconoscimento dell’anzianità maturata anche con contratti diversi da quelli a tempo determinato a meno che una norma di legge non li abbia esplicitamente esclusi: “stiamo lavorando - conclude la De Bacci - anche su questo aspetto, portando avanti da anni la lotta per il riconoscimento anche di questi contratti ai fini dell’anzianità giuridica (si pensi che ci sono lavoratori con più di 10 anni di co.co.co.).