Roma
Billotta e Borbone AltaRoma fa show. La donna ha la potenza di un ricordo
di Tiziana Galli
Apre la sfilata di Ettore Billotta il tema musicale “cheek to cheek" di Irving Berlin, mentre due ballerini affrontano la passerella danzando sullo stile di Fred Afred Astaire e Ginger Rogers. Segue a ruota l’uscita della prima modella con un damascato rosa cipria lavorato con tralci di fiori nelle tonalità del carminio. E’ ispirata a Gustave Klimt la Donna “billottiana”: eterea, fin troppo, onirica, ma sempre affascinante.
Ci si domanda se mangino queste modelle, ma finché sono in passerella pare facciano la loro figura. Cappottini a tre quarti, con maniche importanti e sbuffi, creano volumi interessanti, mentre gli abiti si asciugano nelle linee per scivolare addosso in maniera estremamente sensuale. Piccoli pois d’argento e petrolio metallizzato, gonne dai tagli asimmetrici, velluto e spalle “insellate” descrivono una femminilità d’altri tempi, sofisticata ed elegante, ma estremamente attuale.
Segue, sempre a Palazzo delle Esposizioni, la Collezione di Luigi Borbone. E qui siamo alla poesia. Fa un ulteriore scatto qualitativo lo stilista architetto che presenta una donna che ha la stessa potenza di un ricordo.
Sfumata, quasi sfocata, ma inesorabilmente presente; con dei particolari che fai fatica a far riemergere, con dei dettagli che ti sforzi di capire, ma con un fascino, tra le note d’Oriente e le magie Anni ’50, che ti colpisce nel profondo. Tagli e cuciture impeccabili: cosa che anche nella Haute Couture sembra diventata dote rara.
Abiti a kimono, gonne, maniche e vestiti plissé, mentre i cromatismi sono ispirati alle antiche porcellane cinesi passando per blu cobalto, il verde acido, il nero e l’aragosta.
Ci spostiamo.
Ad alto impatto suggestivo è la Collezione Chiaradé, disegnata da Pasquale Pironti, presentata a Palazzo Brancaccio. . Onirica e sfrontata, riempie gli occhi osando in tutti sensi. Ispirata all’amore e alla rosa, fiore che più lo rappresenta, l’intera produzione si gioca sul bianco e sul rosso con broccati, macramè, chantilly leggerissimi, voile e tulle di seta.
Abiti sartoriali, con linee decise e cuciture pulite, scivolano sui corpi perfetti delle modelle slanciate ma tornite.
Una linea forte quella di Pironti, senza mezze misure, per chi ama stupire ed ha il coraggio di osare.
LA CRONACA DI SABATO
Renato Balestra rinverdisce la sua linea e, senza mai tradire se stesso, punta su capi giovani ma rigorosamente eleganti. Linee pulite e materiali scintillanti definiscono la silhouette passando dalle più morbide palettes perlate alle luminescenze dell’argento, sfiorando progressivamente ogni sfumatura di grigio.
Tagli impeccabili e cuciture perfette anche sugli sfruttatissimi capi da sfilata; trucco acqua e sapone per una femminilità che parla senza proferire parola.
“Per amore di Lola”, la Collezione di Rani Zakhem, lo stilista più glamour di Hollywood, seduce con abiti a guaina solcati da onde e illuminati da cristalli. Mantelli fluttuanti, pizzi dorati e chiffon impalpabili su tinte oro, argento, champagne e rosso fiamma coprono e scoprono una femminilità estremamente sofisticata. Nude look a go-go e spalle scoperte per una Shéhérazade da “mille e una notte”, affascinante, sfuggente ed inarrivabile. Capelli sempre sciolti, trucco che punta sugli occhi e labbra lasciate spoglie.
Ha, invece, una dimensione più delicata la sfilata di Vittorio Camaiani interamente dedicata all’Egitto.Sulle note della celebre “lettera scarlatta” le sue modelle sfilano nella sala Venezia dell’Hotel St. Regis.
Lane, cashemire, suri alpaca e sete nelle tinte blu, grigio, sabbia e verde.
Abiti da giorno per una moda vivibile e a contatto con la vita: tagli inaspettati e asimmetrici personalizzano i capi più quotidiani consentendo una perfetta identificazione tra mannequin e cliente. “Vesto molto il carattere” sottolinea Camaiani.
“La mia cliente tipo non ha età. Vesto la madre, la figlia e la nonna e la cosa che mi emoziona di più è riconoscere un mio capo per strada.”
Rimanendo in tema di emozioni non ci possiamo sottrarre alla seduzione delle “fotografie da indossare” del geologo-fotografo Renato Cerisola.
La sua sfida consiste nel dare agli oggetti quotidiani una forza e un significato straordinari perché, per lui, il potere non è nelle cose, ma nello sguardo che le trasforma.
In “Phoular”, la sua produzione d’alta gamma, Cerisola crea foulard impalpabili, di seta o cashmere, in cui stampa fotogrammi di immagini quotidiane trasformate attraverso il movimento, convertendo un accessorio in un elemento protagonista.
Una moda, quindi, che non lascia dubbi quest’anno: impeccabile per le divine, ma democratica per le principesse della porta accanto. L’importante sembra essere una sola cosa: avere carattere.