Roma
Bimbi legati al passeggino e picchiati, in carcere le maestre dell'asilo
Tre anni e quattro mesi alla maestra settantenne, due anni e due mesi per le altre due
Condannate le tre maestre dell'asilo "Il nido nel Parco", accusate di aver picchiato, maltrattato e legato i bimbi ai passeggini. Minacce, violenze fisiche e verbali: le educatrici sono state giudicate con il rito abbreviato e spedite in carcere.
Tre anni e quattro mesi di reclusione sono stati stabiliti dal gup per la più anziana delle tre maestre della struttura di via Francesco Scaduto, una sessantenne finita agli arresti domiciliari lo scorso mese di aprile. Per le altre due, all'epoca dei fatti sospese dall'insegnamento, la condanna è stata di due anni e due mesi ciascuna. Per le tre educatrici il pm Vittoria Bonfanti aveva sollecitato rispettivamente 4 anni e 4 mesi di reclusione per una e 3 anni e otto mesi per le altre due.
Lo stesso magistrato ha respinto la richiesta di risarcimento avanzate dal Comune di Roma, costituitosi parte civile, mentre ha accordato un risarcimento dei danni, da definirsi in sede civile, per le altre parti civili costituite dai genitori dei bambini maltrattati.
"La sentenza ci lascia l'amaro in bocca perché, a ben vedere, si trattava al più un abuso di mezzi di correzione e non di maltrattamenti. Confidiamo che la corte d'Appello attribuisca ai fatti la corretta qualificazione giuridica”, ha dichiarato l'avvocato Marco Maria Monaco, difensore dell'educatrice condannata a 3 anni e 4 mesi di reclusione.
La storia era esplosa nel mese di aprile, dopo che alcune supplenti si erano accorte dei ripetuti maltrattamenti nei confronti dei bambini di età compresa tra i 12 e i 24 mesi.
Secondo i racconti, i piccoli venivano strattonati, afferrati di peso e trascinati da un solo braccio da una parte all’altra degli ambienti scolastici. Venivano forzati a mangiare con modalità terrificanti: durante la somministrazione del cibo gli veniva tappata la bocca per evitare che vomitassero.
E poi le urla e le minacce: “Se non mangi ti faccio nero!"; e ancora: "Toglimelo di mezzo che altrimenti oggi faccio qualche danno”. E per chi disubbidiva schiaffi e punizioni.
"La sentenza ci lascia l'amaro in bocca perché, a ben vedere, si trattava al più un abuso di mezzi di correzione e non di maltrattamenti. Confidiamo che la corte d'Appello attribuisca ai fatti la corretta qualificazione giuridica -ha dichiarato l'avvocato Marco Maria Monaco, difensore dell'educatrice condannata a 3 anni e 4 mesi di reclusione- Sono molto soddisfatto che il giudice abbia respinto la richiesta di risarcimento della parte civile comune di Roma, il maggiore responsabile di quanto accaduto".