Roma

Bimbo cade nel parco e rischia di morire: tre dipendenti del Comune a processo

La tragedia sfiorata nel 2017: il piccolo cadde a terra all'indietro sbattendo la testa a suolo per l'improvviso cedimento di una balaustra e finì in coma

Bimbo cade nel parco giochi e rischia la morte: cinque persone compariranno come imputati davanti al tribunale monocratico il 3 maggio 2021 per rispondere del grave ferimento del piccolo di 8 anni che cadde a terra sbattendo la testa a suolo per l'improvviso cedimento di una balaustra della pista di pattinaggio nel parco della Pace di via Grottarossa.

Una caduta che poteva essere evitata se qualcuno si fosse preoccupato di collocare o far collocare cartelli e segnali affinché venissero impediti l'utilizzo dell'impianto e l'accesso alle persone. Quel bambino, che il 28 luglio del 2017 voleva solo divertirsi in compagnia della mamma, finì invece all'ospedale Gemelli in codice rosso per essere sottoposto a due interventi chirurgici (inframmezzati da una settimana di coma) cui seguì un lunghissimo e faticoso percorso di riabilitazione fisico-motoria e psicologica.

Per il pm Laura Condemi, titolare del procedimento avviato dopo la denuncia dei genitori, di questo gravissimo incidente devono rispondere Gianfranco Solinas, responsabile dell'ufficio gestione, manutenzione e progettazione delle aree ludiche e sportive, Mauro Giovanale, funzionario servizio ambientali incaricato per XV Municipio, e poi Furio Marano, progettista nonché direttore dei lavori e collaudatore, Stefano Bella, coordinatore per la sicurezza e Maurizio Belli, legale rappresentante della ditta di manutenzione CoSBE srl.

Cooperazione colposa in lesioni personali aggravate e omesso collocamento di segnali (tranne Belli) sono i reati contestati dalla procura che ha firmato la citazione diretta a giudizio, dopo aver accertato che quella pista di pattinaggio era in stato di abbandono e che, in particolare, la recinzione era in condizioni precarie. Sarebbe stato necessario ricostruire 'ex novo' la balaustra e invece la ditta CoSBE srl ne curò solo la riverniciatura. Rimasero così in piedi le preesistenti "grossolane anomalie e deficienze strutturali" dell'area. Grazie al collaudo e alla firma del certificato di regolare esecuzione dei lavori del 3 maggio 2017, il settore tecnico del Municipio diede di fatto il via libera all'accesso alla pista e al suo uso ricreativo "nonostante la stessa si presentasse inidonea al suo utilizzo".

Per il pm, inoltre, Marano e Bella dolosamente, Solinas e Giovanale colposamente, hanno omesso la collocazione dei cartelli per impedire che la pista venisse utilizzata, "nonostante le carenze strutturali e progettuali della balaustra di recinzione".

"In tre anni - è il commento di Sonia, la mamma del bambino (rappresentato dall'avvocato di parte civile Diego Perugini) - nessuno ha chiesto scusa a mio figlio, tutto come se nulla fosse accaduto, come se mio figlio non avesse rischiato di morire portando a vita una cicatrice enorme sulla testa. Ora finalmente, grazie ad un valido pm, mio figlio potrà avere giustizia perché ci dovrà essere una giustizia e queste persone, se condannate, non dovranno più svolgere le loro mansioni che è ovvio non sono in grado di fare".