Roma
Biotestamento, il fallimento: solo 3.300 romani interessati al fine vita
A Roma solo un cittadino su 850 ha depositato il proprio testamento biologico; peggio della Capitale solo Trapani e L'Aquila. In Italia sono solo 170mila
di Federico Bosi
DAT, biotestamento, testamento biologico o Disposizioni Anticipate di Trattamento; ai romani il fine vita non interessa: solo 3.364 cittadini, un abitante su 850, ha lasciato scritte indicazioni sulle proprie cure mediche future. Roma flop: è il fanalino di coda d'Italia insieme a Trapani e L'Aquila.
Per i meno informati, le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) servono a far esprimere oggi al cittadino le scelte sui trattamenti sanitari ai quali accetterà o rifiuterà di essere sottoposto nel caso in cui si dovesse trovare in una situazione in cui è incapace di intendere e volere, ad esempio a causa di un incidente o una malattia. Con il tuo testamento biologico è possibile anche nominare un "fiduciario", cioè una persona di fiducia che dovrà far rispettare le proprie volontà.
A scattare una instantanea sulla situazione biotestamenti a Roma ed in Italia, in attesa che il registro nazionale approvato pochi giorni fa a distanza di due anni dalla legge sul consenso informato e sulle DAT entri in funzione raccogliendo e rendendo consultabili i testamenti biologici, è una ricerca fatta dall’Associazione Luca Coscioni. L'associazione ha puntato la lente d'ingrandimento su i 106 comuni italiani con più di 60mila abitanti. Nei 73 Comuni che hanno risposto, risultano essere state depositate 37.493 DAT con un +23% nei primi tre trimestri del 2019 rispetto ai primi tre trimestri del 2018. Il dato è spiegato dal fatto che molti Comuni hanno iniziato a raccogliere le DAT in grave ritardo, solo nei primi mesi del 2019. Proiettando questo dato sul totale della popolazione italiana, è ipotizzabile che ad ottobre 2019 siano state depositate circa 170mila DAT, ovvero 1 cittadino ogni 355 abitanti, comprendendo anche i minori di 18 anni (l’indagine non tiene conto delle DAT depositate dai notai e presso le strutture sanitarie).
Ma il dato che salta all'occhio è il flop che il biotestamento ha ricevuto a Roma. La Capitale è terzultima in Italia con un DAT ogni 850 cittadini. Peggio di lei riescono a fare solo Trapani (uno ogni 1.300 abitanti) e L'Aquila (uno ogni 1.250). Ma se Roma piange, il Lazio non ride. Tra i 73 Comuni che hanno consegnati all'associazioni i dati, Guidonia è settantesima con un DAT ogni 707 abitanti e Viterbo sessantaseiesima con uno ogni 515. L'unica città che può sorridere è Aprilia, undicesima in classifica con un biotestamento ogni 214 cittadini.
Compongono il podio delle città con un rapporto DAT per numero di abitanti migliore, una città del Nord, una del Centro, ed una del Sud. In testa c'è Pesaro con un biotestamento ogni 140; al secondo posto Matera con uno ogni 150; ed al terzo Varese con uno ogni 155.
Il così basso interesse dei cittadini nei confronti del biotestamento, secondo l'Associazione Luca Coscioni, è cola della politica e della scarsa campagna informativa sull'argomento: “La differenza nei dati è esclusiva responsabilità della politica, quella nazionale per l'assenza di una campagna informativa, e quella locale per gli ostacoli che i Comuni frappongono ai cittadini – ha dichiarato Marco Cappato, tesoriere dell'associazione –. Lo conferma una ricerca commissionata quest’anno da Associazione Luca Coscioni a SWG secondo cui per l’84% degli italiani le istituzioni non hanno correttamente informato i cittadini sui loro diritti e su come redigere un testamento biologico; mentre il 71% non è a conoscenza del procedimento per il deposito delle DAT”.