Roma
Blade Runner 35 anni dopo, il sequel del film leggenda tra action e filosofia
La grande sfida raccolta da Villeneuve, sulle tracce di replicanti ancora in vita
di Niccolò Messina
Blade Runner 2049, trentacinque anni dopo il film che ha scritto la storia della fantascienza.
Era il 1982 quando il primo Blade Runner usci negli stati uniti nelle sale. Fu un’uscita modesta, spiazzata da quel piccolo esserino che la mano di Spielberg e la genialità di Rambaldi portarono alla luce sotto il nome di E:T. che distrusse, senza colpo ferire, qualunque altra pellicola in circolazione.
Poi il miracolo della “gente”. In un mondo ancora non social, senza nemmeno i personal computer (per non parlare dei cellulari), Blade Runner vola di bocca in bocca diventando un film cult. Un noir fantascientifico, primo del suo genere, divenne leggenda.
Le ambientazioni, le frasi epiche “ho viste cose che voi umani non potreste neanche immaginare”, mentre all’insaputa del regista Roy fa volare una colomba – idea di Hauer e non di Scott ndr, impregnarono la cultura di quegli anni.
Ci sono voluti più di 30 anni perché qualcuno si lanciasse in una sfida cosi folle come quella di creare un sequel di Blade Runner. Per anni Scott aveva tastato l’idea, ma probabilmente il terrore di rovinare un capolavoro senza tempo ha avuto la meglio.
Los Angeles, 2049. Un futuro distopico, caratterizzato dalla perenne pioggia Scottiana, le strade brulicano di gente, un'onda silente di persone. Ryan Gosling, l’agente K è sulle tracce di replicanti ancora in vita. Con un solo unico obbiettivo: eliminazione Definitiva. Ma un segreto che rischia di minacciare l’intera umanità custodito da un vecchio runner, Harrison Ford – ormai presente in tutti i più grandi sequel del recente passato (da Indiana Jones a Star Wars) nelle vesti di Rick Deckard cambia il destino di K.
E’ cosi che Denis Villeneuve, che già aveva affrontato il tema “extra terrestri” dirigendo Arrival e proponendo un nuovo punto di vista su un tema così action innalzandolo a un livello più mentale ha raccolto la sfida. Il risultato è roboante. Se non fossero bastati ad eliminare la paura da “sequel” i tre “pre cortometraggi” diretti da Luke Scott e Watanabe, geniale operazione di marketing, che ci hanno accompagnato nell’analisi dei fatti avvenuti tra i due film, allora la pellicola di Villeneuve termina il lavoro.
Azione e filosofia si mischiano alla perfezione in perfetta sintonia nel film di Scott. Non un sequel hollywodiano volto solo al “cash making”, ma una scelta voluta e rischiosa. Ovvero riproporre quella volontà di affrontare il futuro in termini completi.
Scontro e filosofia si incontrano perfettamente, fino a “danzare” in uno scontro tra K e Deckard in mezzo a ologrammi del nostro tempo. In una fusione di passato, presente e futuro che fa emergere un raro pensiero. Che dio benedica i sequel. Se fatti cosi.