Roma
Bocce avvelenate: “Soldi per non candidarsi”, la bufera Fib non si ferma
Inchiesta di affaritaliani.it Inizia nel 2017 la story che ruota intorno all'ex presidente Fib, Rizzoli, e all'attuale De Sanctis. Nelle carte Malagò e Pancalli
di Valentina Renzopaoli
Bocce avvelenate: quella che rischia di sollevare una pandemia in uno tra i giochi più antichi del mondo è una story sulla federazione Fib che nasce nel 2017 e che a settembre potrebbe avere un nuovo epilogo. Giovanni Malagò, Luca Pancalli, Marco Giunio De Sanctis e Romolo Rizzoli sono i personaggi che ruotano intorno ad una vicenda fumosa, controversa e sulla quale la Giustizia Sportiva si è già pronunciata con un patteggiamento e una sentenza.
Nel fascicolo penale per una presunta corruzione con l'offerta “ti pago se non ti ricandidi a presidente”, settembre potrebbe essere il momento della verità. Affaritaliani.it ha messo insieme tutte le carte dell'indagine, partendo da un teste eccellente, l'ex presidente della Federazione Bocce, Romolo Rizzoli e dal suo legale, l'avvocato Enrico Napoletano, che a gran voce ha chiesto che la denuncia diventi indagine a tutti gli effetti, sbocciando il pallino della Procura di Roma che sembra intenzionata ad archiviare l'intera vicenda.
La storia
Lo scandalo scoppia nel 2017, quando l'allora Presidente della Fib, Romolo Rizzoli denuncia di essere stato più volte avvicinato dall'allora Segretario Generale del Comitato Italiano Paralimpico, Marco Giunio De Sanctis, il quale, in presenza di Luca Pancalli, Presidente del Cip, gli “avrebbe offerto denaro distorto dai fondi destinati allo sport dei disabili” (così si legge nella carte), chiedendo di non ricandidarsi per la poltrona di presidente della Fib che occupava ininterrottamente da 23 anni.
Nel magio 2017 arriva il deferimento della Procura generale dello Sport: “deferiti” Romolo Rizzoli, autore della registrazione audio allegata all'inchiesta, per “condotta non conforme ai principi della lealtà sportiva nei rapporti con gli altri tesserati” e Marco Giunio De Santis per “condotta gravemente ingiuriosa e non conforme ai principi sportivi di lealtà, probità, rettitudini e correttezza morale e materiale nei rapporti con Rizzoli perché al fine di pianificare ed agevolare la propria elezione alla Presidenza della FIB, sfruttando l’autorevolezza di Luca Pancalli, Presidente CIP, proponeva a Rizzoli di ritirare la sua candidatura alla Presidenza FIB in cambio di una somma di denaro garantita per il quadriennio 2017/2020 in euro 36.000 … ricorrendo a fondi del CIP”.
Nel luglio 2017 De Santis patteggia la pena alla squalifica di 45 giorni – ammettendo le proprie responsabilità – e rimane in sella al meraviglioso mondo delle bocce; nell’agosto successivo, il Tribunale federale condanna Rizzoli alla squalifica di 3 mesi con sospensione da qualunque qualifica federale.
Dalla giustizia sportiva alla Procura di Roma
Il Tribunale ordinario ha incastrato l'inchiesta nei vicoli più bui della burocrazia giudiziaria, inceppando il suo iter a più riprese, bruciando tempo e pazienza. A distanza di tre anni dalla denuncia, il procedimento penale è ancora in una fase di indagine. E' stata fatta una seconda richiesta di archiviazione da parte del Pubblico Ministero, Desirè Digeronimo, alla quale la difesa di Rizzoli per la seconda volta ha presentato richiesta di opposizione. L'udienza è stata fissata al prossimo 28 settembre.
Per correttezza e completezza, Affaritaliani ha chiesto anche agli altri protagonisti del caso la loro versione dei fatti. In particolare, sono state mandate per iscritto richieste di intervista a Marco Giunio De Sanctis, attuale Presidente della Fib; a Luca Pancalli, Presidente del Cip e a Giovanni Malagò, Presidente del Coni. Il primo non ha risposto all'invito; Pancalli ha spiegato di aver già detto alle autorità competenti ciò che aveva da dire e di voler, quindi, aspettare che la giustizia faccia il suo corso. Il numero uno del Coni ha detto di non aver nulla da raccontare, poiché la giustizia sportiva ha già emesso la sua sentenza.
Le accuse di Rizzoli ricostruite dall'avvocato Napoletano
“Questo procedimento ha una particolarità – spiega il legale di Rizzoli, Enrico Napoletano -: si fonda sull'evidenza della prova che è già acquisita: una registrazione ambientale fatta con il telefono del denunciante, Romolo Rizzoli, dalla quale risulta chiaramente chi sono gli interlocutori, Marco Giunio De Sanctis, Luca Pancalli e Romolo Rizzoli, al quale è stata fatta una proposta corruttiva, una richiesta di mercimonio di funzioni”, spiega l'avvocato.
Siamo in piena lotta per la presidenza della Federazione Bocce: Marco Giunio De Sanctis, tra il 2011 e il 2012, per la prima volta fa presente a Rizzoli la sua volontà di candidarsi alla presidenza della Fib, alle elezioni del 2012. “Questa intenzione venne rappresentata anche da Luca Pancalli – prosegue l'avvocato - dobbiamo ricordare che in quel momento, cominciava a girare la voce di un avvicendamento alla guida del Comitato Italiano Paralimpico, di cui Pancalli era già allora Presidente e di un suo possibile passaggio al Coni. Questa eventualità avrebbe dato la possibilità a Marco Giunio De Sanctis, allora segretario generale del Cip, di poter ambire a diventare Presidente. Questa crescita professionale di Luca Pancalli, poi, non si è verificata e quindi De Sanctis, che voleva crescere, cominciò ad interessarsi al mondo delle bocce”.
Il legale spiega anche che “Rizzoli non ha impedito mai la candidatura a un proprio possibile contendente, tuttavia, in quel momento non riteneva De Sanctis abbastanza maturo professionalmente per poter ricoprire un ruolo così importante. De Sanctis decise di non presentarsi alle elezioni del 2012 e Rizzoli venne riconfermato Presidente. Da allora, De Sanctis, iniziò a diffondere la notizia che Rizzoli a fine mandato si sarebbe ritirato e che lui stesso aveva ricevuto una investitura come successore. La cosa irritò molto Rizzoli”.
I tentativi di corruzione presunta
Secondo quanto raccontato da Rizzoli e inserito nella memoria con la quale l'avvocato Napoletano si è opposto all'archiviazione, il primo tentativo di corruzione si sarebbe consumato nel 2015. In occasione della morte della moglie di Rizzoli, De Sanctis sarebbe andato a fargli visita a casa per porgere le Sue condoglianze ma in realtà per riproporgli il Suo desiderio di candidarsi alle elezioni FIB del 2017 e convincerlo a dargli la sua benedizione come successore; “avrebbe millantato meriti nella crescita professionale dei figli, Andrea e Luca e avrebbe promesso di affidare la gestione del Centro Tecnico Federale della Fib, del Torrino, al figlio più grande; poi, non ottenendo la risposta che voleva, avrebbe offerto una ricompensa di 36mila euro a Rizzoli: somma che lo stesso avrebbe percepito come Presidente, per ogni anno nel quadriennio 2017/2020. La proposta non fu accettata”.
Puntata 1 - SEGUE
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IL DEFERIMENTO alla giustizia sportiva di Romolo Rizzoli e Marco Giunio De Sanctis