Brunetta, Fazzone o Giro. Forza Italia cerca un killer per Nicola Zingaretti
Parte nel Lazio la corsa alle Regionali 2018. Il centrodestra cerca la convergenza con Meloni e la Lega
di Fabio Carosi
Renato Brunetta, Claudio Fazzone, oppure l'outsider Francesco Giro. Se il Pd il suo autocandidato ce l'ha con Nicola Zingaretti e il Movimento Cinque Stelle seguirà la liturgia delle “regionarie” col rito del leader che alla fine decide per tutti, è nell'area di centrodestra che l'individuazione di un candidato forte ricorda la Settimana Enigmistica.
Di fatto un candidato in pectore, un nome forte e condiviso non c'è, e non c'è all'orizzonte neanche un nome nuovo sul quale far convergere le diverse anime che popolano da Montefiascone a Minturno quel blocco di cittadini che per fede o convenienza ha sempre guardati ai centristi con favore.
L'unica certezza nella corsa alla Regione Lazio che proprio Zingaretti ha aperto dribblando Renzi e collocandosi tra le Primarie di partito e quelle ufficiali, è che nella regione di Roma la convergenza si dovrà trovare su un forzista. E questo perché in Lombardia sarà giocoforza il leghista Roberto Maroni e puntare alla ricandidatura, mentre a Roma Giorgia Meloni e i “fratelli” non sembrano avere nessuna voglia di misurarsi col Governatorato del Lazio e la forza del Pd e di Zingaretti, puntando invece a consolidare le presenze alle prossime politiche. Così la scelta dovrà cadere su un candidato di Forza Italia.
La prima rosa di nomi sui quali iniziare il ragionamento nasce su un foglietto di carta riempito di schemi e cognomi e poi dimenticato sul tavolo de La Ciambella, vino con cucina a pochi passi da largo Argentina al termine di una cena condita da telefonate via whatsup da tre personaggi senza volto e senza nome.
Il ragionamento è semplice: Forza Italia nel Lazio è una sorta di partito-cadavere che o risorge oppure muore. Ma l'elezione di Antonio Tajani in Europa è uno stimolo a riprendere quel percorso drammaticamente abbandonato con le ultime due tornate elettorali, al termine delle quali il partito almeno a Roma ha toccato il minimo storico. E così, i “tre” si sono messi a studiare.
Le convergenze
Con l'appoggio della Lega e di Fratelli d'Italia, sul candidato centrista potrebbero convergere Francesco Storace e i “resti” degli ex An d convincere con la mediazione del senatore Andrea Augello sino ad arrivare alla ri-costruzione di uno schieramento ampio al quale proporre un candidato che abbia tre requisiti: curriculum senza macchia, esperienza politica certificata e civismo da vendere in chiave anti-M5S.
Così è partita la caccia al tesoro. Il primo nome uscito è quello di Renato Brunetta, già ministro come Maroni, da tempo al lavoro per la costruzione di una sua componente romana, dotato di coraggio, determinazione e grinta sufficiente per affrontare Zingaretti.
Dal cilindro dei Tajaneros, è uscito anche il nome di Claudio Fazzone, il re di Fondi e dintorni, già presidente del Consiglio Regionale nel 2000 e quindi conoscitore della “macchina regionale”. Sotto il suo nome tre sottolineature, segni che la dicono lunga sulla spinta che potrebbe dare Tajani, all'ex poliziotto divenuto senatore.
Infine Francesco Giro. Già sottosegretario ai Beni Culturali, è fratello di Mario Giro eminenza di Sant'Egidio e viceministro degli Esteri e siede spesso a tavola con Marcello Semeraro, segretario del G8 dei cardinali. Gode della stima di Gianni Letta e di un gruppo del Pd renziano che vorrebbe mettere la parola fine al dicato di Nicola Zingaretti.
Fuori dalla rosa il sindaco gladiatore, Sergio Pirozzi. I Fratelli d'Italia hanno tentato la mossa populista, ma Pirozzi ha terremotato ogni lusinga. Per ora è corsa a tre. Salvo sorprese.