Roma

Buco da 9 miliardi. L'incubo di Zingaretti. "Decreto del Governo o mazzata per Lazio"

di Donato Robilotta


Il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, si è dimesso dalla presidenza della conferenza delle Regioni in polemica con il Governo, che non avrebbe emanato il decreto per ovviare alla nota sentenza della Consulta.
Infatti la Corte Costituzionale, con la sentenza 181/2015, ha bocciato l’assestamento di bilancio 2013 perché la Regione avrebbe contabilizzato in maniera impropria le anticipazioni dei fondi previsti dal dl 35/2013 per il pagamento dei debiti pregressi ai fornitori.
Questo ha aperto una voragine nei conti della Regione Piemonte di 5,8 mld ma, come ha dichiarato ieri lo stesso Presidente Chiamparino, il problema riguarda quasi tutte le Regioni ed anche la Regione Lazio, tanto che da settimane tutte le Regioni premevano per il provvedimento che sino ad ora non è arrivato.
Per il Lazio si tratta di una cifra imponente, ben 9 mld dei 20 che sono stati erogati dallo Stato al sistema delle Regioni in base al dl 35, che ha rappresentato una forte immissione di liquidità nel sistema che ha consentito non solo di pagare i debiti pregressi ma anche di contribuire alla piccola ripresa di cui si parla.
Anche se, per la copertura di questo prestito da parte dello Stato, la Regione Lazio del Presidente Zingaretti ha previsto non riduzioni di costi e tagli alle spese ma l’aumento delle tasse, portando l’addizionale irpef dall’1,73 % del 2013 al 3,3 del 2015, due punti percentuali in più che sono un record assoluto.
A dire il vero c’è anche una certa preoccupazione sull’utilizzo dei fondi erogati dallo Stato in base al DL 35 perché si ritiene che alcune Regioni li abbiano usati non solo per pagare i debiti pregressi ma anche per nuova spesa corrente.
Il Presidente Zingaretti al Corriere della sera del 25 agosto scorso ha dichiarato che la questione non riguarda assolutamente il Lazio perché la Regione “non ha usato per altri scopi i soldi ricevuti dallo Stato e vincolati”.
Però per la Regione Lazio ci potrebbe essere un problema  ancora più grande, perché sarebbe stato acceso un mutuo usando come garanzia anche i soldi ricevuti dallo Stato, ampliando così in maniera indiretta la propria capacità di spesa.
Una pratica però non consentita secondo la recente sentenza della Corte.
A tale riguardo non solo è chiaro l’articolo 10 della legge 243 del 2012, disposizioni per l’attuazione del pareggio di bilancio, ma soprattutto l’articolo 119 della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale 1 del 2012, che ha introdotto il pareggio di bilancio, il cui sesto comma recita “ I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i principi generali determinati dalla legge dello Stato. Possono ricorrere all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento, con la contestuale definizione di piani di ammortamento e a condizione che per il complesso degli enti di ciascuna Regione sia rispettato l’equilibrio di bilancio. E’ esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti degli stessi contratti”.
Se non arriva il decreto per il Lazio il prestito dei 9 mld diventerà debito e si aprirà una vera e propria voragine nei conti già dissestati.

Donato Robilotta
* già Consigliere della Regione Lazio