Roma

Bufera Radicali, le associazioni: “Espulsi protagonisti delle lotte radicali”

I dirigenti di Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni, Non c'è pace senza giustizia e Certi diritti rispondono, con una nota, alla lettera della presidenza del Partito radicale nonviolento transnazionale transpartito, con la quale si annunciava la riorganizzazione degli spazi nella sede storica e comune di via di Torre Argentina e la revisione del palinsesto di Radio Radicale.

 

“Gli organi responsabili di Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni, Certi Diritti e il Segretario di Non c'è Pace senza Giustizia si sono riuniti per dare una risposta comune alla lettera con la quale si è di fatto annunciato il loro sfratto dalla sede del Partito Radicale, come atto conclusivo e simbolico di una scelta politica che tende a negare ai quattro soggetti politici e ai loro dirigenti, militanti e iscritti, ogni legittimità radicale e ad espellerli definitivamente dalla politica e dalla storia del partito attraverso la sospensione dello Statuto e la cancellazione, fuori da ogni regola, dello status di Soggetti costituenti del Partito radicale
Non intendiamo entrare nel merito di una ricostruzione storica unilaterale e palesemente falsa di dissensi politici che pure ci sono stati come effetto di una crisi a cui non si è cercato e voluto dare insieme una risposta efficace, tempestiva e credibile, nell'abitudine di attendere parassitariamente le soluzioni da chi le aveva sempre trovate per tutti e non era più in grado di darle.
A chi esibisce il deliberato del Congresso di Rebibbia per giustificare una scelta di rottura e di espulsione di fatto già presente in quella mozione e nelle attribuzioni di poteri con le quali sono state cancellate le cariche previste dallo Statuto, ricordiamo che in quella sede abbiamo proposto, in alternativa, di convocare una seconda sessione del Congresso dopo alcuni mesi, occupando il tempo tra le due sessioni per lanciare una campagna di iscrizioni e affrontare un dibattito per salvare le ragioni e le speranze di un partito di cui con tutta evidenza nessuno attualmente è in grado di assicurare le basi materiali della sua transnazionalità e della sua transpartiticità: un dibattito tra tutti noi, ma aperto anche a tutti coloro che condividevano e condividono le nostre idee sul diritto internazionale e sovranazionale, sui pericoli per la democrazia e per i diritti umani ovunque nel mondo, sulla crisi e la debolezza della Patria europea per il rifiuto del federalismo, sulla deriva provocata da una globalizzazione tanto necessaria e inevitabile quanto non governata.
Quel dibattito avrebbe potuto essere, se lo si fosse voluto, la sede per affrontare un discussione seria sulla riforma statutaria del partito, per dare e trovare soluzioni unitarie, democratiche e federative a una galassia radicale, formatasi per atti e stratificazioni successive, fino ad allora tenuta insieme dalla leadership di Pannella e da un coordinamento statutario.
Si è invece deciso di usare il Congresso come una clava per operare un regolamento di conti e una politica di delegittimazione e di estromissione nei confronti di soggetti politici organizzati e di dirigenti e militanti che sono stati nel corso degli anni protagonisti delle più significative lotte del partito radicale. E lo si fa pretendendo di avvalersi e appropriarsi in maniera esclusiva di un patrimonio molto rilevante che costituisce un bene comune, gestito a garanzia di tutti e costruito dall'impegno di generazioni di militanti e dalle loro lotte condotte nel paese e nelle istituzioni.
E la Radio Radicale, a cui si vorrebbe dettare il palinsesto, non è solo un bene comune di tutti radicali, ma – nel panorama della nostra informazione – un patrimonio dell'intero paese.
Rispondiamo a questa politica distruttiva e autodistruttiva opponendo i nostri obiettivi, le nostre iniziative radicali e radicalmente nonviolente, transnazionali e transpartite. Rispediamo al mittente le accuse che ci vengono rivolte di cedimento al regime. Poveri e privi di qualsiasi avere o struttura, apparentemente inermi nella nostra non violenza anche di fronte alla violenza non solo del e dei poteri ma anche di queste scelte, andremo avanti ostinatamente nelle nostre lotte confidando nelle iscrizioni, nel contributo, nel sostegno di tutti coloro che le condividono.
In questo sapendo, senza alcuna pretesa di legittimità e di esclusività ereditaria, di essere nel solco tracciato dalla storia radicale, che cercheremo di proseguire creando forme e luoghi di agire comune con chi lo vorrà”.