Roma

Bufera Raggi dopo le dichiarazioni su Acea. “Che ha detto di tanto grave?”

L’opinione controcorrente. Robilotta: “Anche il Pd la pensava così”

di Donato Robilotta*


“Ma cosa ha detto di tanto grave la Raggi?” Sono rimasto francamente molto colpito dagli attacchi che, sia da sinistra che da destra, sono arrivati alla candidata dei 5 Stelle a sindaco di Roma, Virginia Raggi, per le sue dichiarazioni su Acea.
Mi sono subito chiesto cosa avesse detto di così grave la Raggi, tanto da meritare un articolo in prima pagina di un noto quotidiano romano che l’ha accusata di aver fatto crollare le quotazioni in borsa del titolo, provocando un danno di 142 milioni, dimenticando però che il proprietario del quotidiano è il socio privato più importante di quella società e quindi con un conflitto di interesse grande come una casa, che avrebbe dovuto consigliare un atteggiamento diverso.
Questo il succo delle dichiarazioni incriminate “con l’acqua non si devono fare profitti” in sintonia con il referendum del 2011 e “di sicuro cambieremo il management di Acea e faremo investimenti sulle reti”.
Sono lontano anni luce dal Movimento 5 Stelle e, nello specifico, dell’acqua la penso esattamente all’opposto della Raggi ma considero queste sue considerazioni ovvie per un candidato a sindaco che, se vince, ha tutto il diritto di cambiare i vertici delle società e delle partecipate comunali, così come hanno fatto i sindaci precedenti.
Io credo che le fluttuazioni in borsa del titolo Acea che ieri ha chiuso in rialzo, in controtendenza rispetto al listino principale di Piazza Affari che ha chiuso in perdita, non hanno niente a che vedere con le dichiarazioni della Raggi, e nel caso contrario sarei preoccupato non tanto per le sue parole quanto per le considerazioni del mercato sullo stato di salute della società.
Sono rimasto poi senza parole quando ho letto dichiarazioni roboanti di qualche dirigente locale del Pd che ha un ruolo istituzionale proprio nella stessa Regione Lazio che ha approvato, non più tardi di qualche mese fa, una legge sull’acqua pubblica, votata a larga maggioranza anche con il sostegno dei 5Stelle, e che andava esattamente nella direzione auspicata dalla Raggi.
Per fortuna che, almeno dal mio punto di vista, il Governo Renzi impugnò la norma regionale e obbligò la Regione Lazio a cambiarla, cancellando l’anomala previsione del pareggio di bilancio ex lege, nella direzione del rispetto delle regole della concorrenza e della determinazione della tariffa; decisioni che spetta all’Autorità nazionale per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico e non all’autorità di ambito del bacino idrografico della Regione.
E’ strabiliante che, chi in quella occasione abbia combinato un vero e proprio pasticcio - così come ho già scritto su Affaritaliani lo scorso 17 settembre - con un manifesto ideologico e massimalista che accontentava i movimenti per l’acqua pubblica per poi fare marcia indietro come nulla fosse davanti all’impugnativa del governo, oggi pensi di dare lezione sul tema della gestione dell’acqua.

*già Consigliere Regionale del Lazio