Roma

Bufera Report sui vigili, l'ex capo Di Maggio attacca: “Ci sono le elezioni”

L'ex comandante della Polizia Locale di Roma, Antonio Di Maggio, rompe il silenzio: “Stanno cercando di danneggiare la nostra immagine e quella del sindaco”

Vigili urbani corrotti, comandanti nominati per un giorno e poi sostituiti e ora anche l'onda della tv di Stato che fa riemergere vicende di appartamenti costruiti abusivamente acquistati anni or sono dall'ex comandante Generale, Antonio Di Maggio che accusa: “Ci sono le elezioni, è partita la campagna contro sindaco e dipendenti comunali”.

L'ex uomo di ferro della Polizia Municipale di Roma, rompe il silenzio e replica alla puntata di Rai 3 Report di lunedì scorso, nel corso della quale dubbi, sospetti e insinuazioni sono state sollevate per poi concludere “ma noi crediamo alla sua versione”. E allora Di Maggio racconta la sua verità su quella casa e i rapporti con l'ex comandante Stefano Napoli.

Dottor Di Maggio, al momento in cui acquistò quella casa con vista “Raccordo Anulare”, lei era al corrente che l'intero immobile era abusivo?

“Non ero assolutamente al corrente. Li c'è stata – se non sbaglio - una Dia o una super Dia che sono istituti controllati dall'ispettorato urbanistico del Municipio, non certamente dalla Polizia Locale”.

Secondo Report Stefano Napoli avrebbe fatto quasi da agente immobiliare per conto del costruttore, ma è stato lei ad autorizzare come superiore il collega a fare un secondo lavoro?

“Il collega Stefano Napoli all'epoca era un funzionario e io ho inoltrato la sua domanda di part time al Comando del Corpo che poi l'ha inoltrata a sua volta all'Amministrazione Comunale affinché si possa autorizzare il soggetto”.

Quindi non è stato lei?

“No”.

Comandante, secondo lei esiste un sistema di corruzione diffusa nel Corto dei Vigili urbani di Roma?

“Non c'è un sistema corruttivo endemico, ci sono stati episodi di corruzione da soggetti che io chiamo delinquenti e peraltro noi abbiamo denunciato e arrestato 28 casi, metà dei quali denunciati da noi”.

C'è allora un progetto mirato per screditare il Corpo dei Vigili?

“Guardi, noi siamo tutti in attesa di queste elezioni, quindi a 6 mesi dal voto mi pare che il progetto si abbastanza chiaro: screditare questa amministrazione. Questo può accadere frequentemente, anche in passato situazioni di questo genere”.

Facciamo un passo indietro: la vicenda dell'appartamento a che anno risale?

“I fatti risalgono al 2007, io sono stato nominato comandante in quel gruppo nel 2003 quando ormai erano stati fatti i condoni edilizi. Tutta roba lontana da me”.

E perché viene fuori dopo 13 anni?

“Io ritengo che esca adesso perché si sono le elezioni è c'è un tentativo di danneggiare la nostra immagine e quella della sindaca”.

Da ex comandante del Corpo vuole mandare un messaggio ai suoi colleghi?

“Quello che ho sempre detto: andiamo avanti a schiena dritta, con coraggio e determinazione, rispettando le persone e le regole. Non dobbiamo metterci paura di questi messaggi negativi. Mi spiace che sia il servizio pubblico a mandarli”.

A proposito del servizio pubblico, che ne pensa di Report?

“Il servizio pubblico e il pluralismo dell’informazione sono tra gli assi portanti della comunità democratica. Per questo ritengo che la Rai svolga una funzione nodale e che occorra tutelarla, ma anche valutarne i contributi con uno spirito di critica propositiva. In queste settimane il servizio pubblico sta dedicando un’attenzione importante alla Polizia Locale di Roma Capitale. Mi permetto però di osservare che l’approccio mostrato rischia di veicolare un messaggio fuorviante, poiché trasforma in regola generale alcuni episodi particolari”.

Ma due servizi a distanza di sette giorni uno dall'altro non sono pochi...

“Non vorrei che si puntasse al sensazionalismo in luogo della ricerca, magari investendo più su gustose atmosfere da fiction che sull’approfondimento giornalistico. Tutto ciò rischia di produrre danni enormi, forse sottovalutati, molto più profondi e gravi di quanto si possa pensare. Nelle ultime settimane il corpo della Polizia Locale è stato rappresentato come un pozzo oscuro, caratterizzato dal malaffare. Vengono instillati continuamente dubbi sull’operato degli agenti, alimentando morbosamente la cultura del sospetto. Mi domando se non sia un disservizio, a nocumento e detrimento di tutta la comunità”.

E l'immagine dei vigili urbani ne esce a pezzi: è d'accordo?

“Temo che stia iniziando a serpeggiare un malumore eterodiretto da parte dei cittadini verso la Polizia Locale. Mi auguro che sia soltanto una mia paura perché se così fosse – anche solo parzialmente – chi ha prodotto alcuni servizi televisivi saliti alla ribalta in questi giorni avrebbe innescato una spirale assai pericolosa. I cittadini devono fidarsi delle istituzioni e dei corpi di Polizia Locale. Sono realtà costituite da una stragrande maggioranza di lavoratori onesti e professionali, che spesso svolgono mansioni neanche conosciute”.

Mi consenta comandante, ma la cronaca è reale, la Rai questa storia non l'ha inventata...

“Episodi di svariati anni fa e privi di rilevanza giudiziaria sono stati trasformati in avvenimenti deplorevoli, condendo il tutto con ruffiana cinematografia. In questo modo si alimenta la sfiducia verso le istituzioni, rischiando di rendere i cittadini sempre più ostili verso gli agenti. Sarebbe un fatto gravissimo, vera e propria dinamite pronta a deflagrare. Ritengo che il giornalismo debba scavare in profondità, sempre e comunque. Ben diverso è accanirsi a costruire una buca lì dove non vi è il terreno. Un modo per far rumore, ma senza sostanza”.

Come se ne esce da questo scenario di sospetti e veleni?

“Sorge spontaneo il dubbio che alcune equazioni somministrate allo spettatore con astuzie e scorciatoie siano figlie di un'operazione confezionata ad arte, per riabilitare qualcuno e per screditare qualcun'altra. Mi auguro sinceramente che i toni vengano stemperati e che questa strisciante cultura del sospetto si plachi. La ricerca di un colpevole a tutti i costi crea contrapposizioni orizzontali tra cittadini e chi ogni giorno lavoro al servizio delle istituzioni e dello Stato. Bisogna, invece, remare nella direzione opposta. Sono convinto che un giornalismo libero, accurato, con approccio scientifico e di qualità possa garantire la ricerca della verità anche senza collegamenti artificiosi e senza rincorrere il clamore a tutti i costi”.