Roma
Buon anno da Zingaretti: Irpef record al 4,10%. Bilancio approvato alle 5 del mattino
Una mano pronta per aprire la bottiglia e l'altra impegnata a votare. Altro che zona Cesarini. Alle 5 del mattino del 31 dicembre il Consiglio Regionale del Lazio approva il bilancio della Regione Lazio da 32 miliardi di euro, insieme alla legge di stabilità con 29 voti favorevoli e 17 contrari. Una folle maratona di tre giorni che si è conclusa con il voto al sub maxiemendamento presentato dall'assessore Sartore alle 4,17. Tra finti accorpamenti delle Asl e emendamenti per il golf, si è consumata la scelta della Regione di arrivare all'ultimo giorno utile dell'anno per approvare il bilancio.
di Donato Robilotta *
Con la legge di stabilità approvata alla Pisana la giunta Zingaretti regala ai cittadini del Lazio l’aumento delle tasse anche per l’anno di imposta 2016. Dal primo gennaio i cittadini laziali vedranno sui propri cedolini che l’aliquota dell’addizionale irpef aumenta di un altro punto, passando dal 2,33 al 3,33 % in relazione al reddito di imposta del 2015, e ora con l’articolo 2 della legge di stabilità questo aumento varrà anche per l’anno prossimo. A questo bisogna aggiungere l’addizionale iperf comunale, che a Roma è pari allo 0,90%, che porta il livello complessivo al 4,10 %.
La Regione giustifica questo aumento, che pone il Lazio in vetta alla classifica, come dovuta da norme nazionali per le regioni con piano di rientro sanitario e per le anticipazioni per i pagamenti dei debiti pregressi verso i fornitori, ma non è così e basta andare a vedere cosa hanno fatto le altre Regioni per rendersene conto.
Il Lazio guida le Regioni con l’aliquota più alta al 3,33% insieme al Piemonte, che come il Lazio è in piano di rientro ed ha usufruito delle anticipazioni previste dal dl 35/2013, di cui abbiamo parlato in altri articoli su Affaritaliani.
Ma altre Regioni nelle stesse condizioni stanno applicando aliquote massime più basse e con scaglioni di reddito più articolati, come l’Abbruzzo con l’1,73%, la Calabria con l’1,73%, addirittura la Campania con il 2,03%, il Molise con il 2,63%, la Puglia con l’1,72%, la Sicilia con l’1,73%, per non parlare di altre Regioni non nelle stesse condizioni come la Basilicata con l’aliquota al 2,33%, l’Emilia Roma al 2,33%, il Friuli con l’1,23%, la Liguria con il 2,33%, la Lombardia con l’1,74%, le Marche con l’1,73%, le Province autonome di Trento e Bolzano con l’1,23%, la Toscana con l’1,73%, l’Umbria con l’1,83%, la Valle d’Aosta con l’1,23% e il Veneto con l’1,23%.
Se si legge la tabella completa si può vedere che non solo c’è una differenza sulle aliquote ma anche sugli scaglioni, perché mentre il Lazio applica l’aliquota più alta a tutti quelli che hanno un reddito complessivo oltre i 35 mila euro, considerando ricchi tutti gli appartenenti al ceto medio con uno stipendio mensile di meno di 2 mila euro, tutte le altre Regioni prevedono l’aliquota più alta per i redditi oltre i 55 mila o 75 mila euro.
Cerchiamo di fare chiarezza sul complesso dell’aliquota, come nasce e come si compone. Il decreto legislativo sul federalismo fiscale, il n. 69 del 2011, all’articolo 6 prevede che a partire dal 2012 l’aliquota base delle addizionale irpef regionale è pari all’1,23%, e le regioni possono aumentarla dello 0,5% per gli anni di imposta 2012-2013, dell’1,1% per l’anno 2014 e del 2,1% a decorrere dall’anno 2015.
L’articolo 1, comma 174 della legge 311 del 2004, prevede la maggiorazione dell’aliquota pari allo 0,50%, applicata a tutti i redditi, per le Regioni che sono in piano di rientro per la sanità o commissariate per l’attuazione dello stesso piano.
Nella scorsa legislatura, nel 2013, così come nel 2012 e nel 2011, l’addizionale irpef regionale era pari all’1,73%, composta dall’aliquota base dell’1,23% e della maggiorazione sanitaria dello 0,50%.
All’inizio della nuova legislatura, con il suo primo atto, la finanziaria del 2013, la giunta Zingaretti si fa autorizzare dal Consiglio ad accedere alle anticipazioni di liquidità previsti dal decreto legge 35 del 2013, voluto dal governo Letta, e a copertura del prestito prevede l’aumento dell’aliquota irpef portandola al 2,33 per il 2014 e al 3,33 % per il 2015.
La giunta fa capire che sia un atto dovuto dalla normativa nazionale ma non è così, perché il decreto in questione prevede la copertura degli oneri per il rimborso dell’anticipazione e degli interessi ma lascia libertà alle Regioni di come farlo. La Regione avrebbe potuto anche coprire quegli oneri con una diminuzione della spesa, che dunque non c’è stata, nonostante la propaganda, e nonostante la quota relativa all’addizionale per la sanità produca vita ad un extragettito fiscale che viene utilizzato non per la sanità ma per altri scopi, cosa criticata fortemente dalla Corte dei Conti.
* già Consigliere Regionale del Lazio
LA TABELLA CON TUTTE LE ADDIZIONALI IRPEF REGIONE PER REGIONE