Roma
Caldo killer fa strage di animali. Negli allevamenti è una vera carneficina
Coldiretti avverte: “Se non piove, animali a rischio sterminio”
Il caldo killer uccide pecore, mucche, maiali e galline: centinaia di decessi nella settimana dell'estate sahariana, in particolare, negli allevamenti di Rieti e Viterbo. Le temperature bollenti hanno causato una vera e propria emergenza. Galline e polli stramazzati a terra, uccisi dalla ondata di caldo che ha arroventato le stalle, i rifugi ed i pollai.
Le perdite sono ingenti e solo gli interventi di emergenza degli allevatori hanno evitato che la violenta escursione termica, con la colonnina di mercurio costantemente sopra i 40 gradi, finisse per causare nelle due province uno sterminio di proporzioni bibliche. Per salvare la vita agli animali ci si è ingegnati per assicurare refrigerio con gli impianti irrigui e con tutte le risorse di acqua disponibili. Le vacche ricoverate nelle stalle sono state bagnate più volte al giorno, le aziende suinicole hanno installato sistemi di ventilazione supplementari, mentre negli allevamenti avicoli i tubi delle reti di irrigazione sono stati posizionati sui tetti dei capannoni per tenerli costantemente bagnati e mitigare il calore che si sviluppa al loro interno.
Mauro Pacifici, presidente della Coldiretti di Viterbo racconta: “È stata una settimana infernale. Dall’una alle cinque del pomeriggio abbiamo corso come matti su e giù nei nostri allevamenti per salvare gli animali che, stremati dal caldo, si accasciavano a terra. Abbiamo avuto perdite pesanti, con elevati tassi di mortalità, so che qualche azienda è arrivata a contare fino a 500 capi morti”.
I picchi estremi di caldo, oltre a rendere difficile la vita nelle stalle, incidono anche sulla produzione di latte e uova. “Le perdite di reddito – anticipa Enzo Nesta, presidente della Coldiretti di Rieti – saranno pesantissime con effetti prolungati nel tempo. Lo stress termico nei pascoli, negli alveari, nei pollai e nelle stalle sta già avendo conseguenze dirette gravi come la contrazione dei quantitativi di latte prodotto e ne avrà al momento della raccolta del miele o nella fase della gestazione degli ovini”.
Le problematiche riguardano anche le maggiori spese di approvvigionamento per l’alimentazione. “La siccità ha bruciato fino al 50% del mais coltivato direttamente dalle aziende per fare la scorta invernale. Manca ovunque gran parte del fieno che si raccoglie abitualmente e le aziende dovranno comprare mangimi e foraggi sul mercato con ulteriori spese sui già precari bilanci”, aggiunge Alberto Frau, direttore della Coldiretti di Viterbo.
Nel reatino, nel comprensorio dei comuni di Fiamignano, Pescorocchiano, Borgorose e Petrella, i pastori sono in stato di allarme. Gli invasi naturali sono a secco, la poca acqua rimasta è fangosa, le greggi sono in sofferenza.
Roberto Scano, direttore della federazione di Rieti spiega: “Abbiamo raccolto tante segnalazioni dei nostri associati, se non pioverà da qui alla prossima settimana la situazione diventerà drammatica. I comuni non hanno le risorse economiche per garantire le scorte di acqua necessarie a fronteggiare l’emergenza e la sola strada percorribile sarà quella di coordinarsi con la Protezione Civile, interlocutore istituzionale sempre attento e pronto a gestire anche le criticità del settore zootecnico. Speriamo, a breve, in qualche pioggia salvifica. Diversamente dovremo concordare, insieme alle amministrazioni locali, misure straordinarie per gestire gli effetti di una calamità naturale senza precedenti che mette a rischio la vita stessa degli animali”.