Roma
Cambiare vita, dal mondo dei computer a quello della birra. La storia
La storia di tre professionisti che hanno rivoluzionato la loro vita e trasformato un hobby in una professione
L’Apple è nata in un garage negli Stati Uniti d’America così come Amazon il cui fondatore spediva i primi libri andando personalmente all'ufficio postale; ora è uno degli uomini più ricchi del mondo.
La Silicon Valley pullula di aziende che si sviluppano da uno spazio casalingo. Anche a Roma nascono aziende dentro un box. E' il caso della Mustacanus che non ha nulla a che fare con il rutilante mondo del digitale ma produce una delle bevande alcoliche più antiche del mondo: la birra. Claudio, Domenico e Massimo sono tre amici con una passione comune: produrre birra. All’inizio del 2015 decidono di trasformare la passione in un'impresa che attualmente produce nella Capitale più di 25.000 litri di birra all’anno. Questa è la loro storia.
Dunque eravate tre amici al bar, è cominciata così?
“Veramente eravamo tre amici al "box" con una passione comune per il cibo e la birra. Producevamo la birra per noi stessi e per una estesa cerchia di conoscenti e parenti. Col passare degli anni, ai riconoscimenti provenienti dalla nostra clientela domestica, se ne sono aggiunti altri da parte di professionisti del settore. Tutto ciò, unito ad una crescente voglia di avventura, ci ha convinti a costituire l'azienda."
E’ possibile individuare un momento particolare che ha sancito il passaggio dall'hobby all'impresa?
“Già nel 2014 avevamo presentato i nostri primi tre prodotti ad un esperto del settore. Il suo giudizio ci ha incoraggiato in quanto estremamente lusinghiero: ha apprezzato il nostro approccio constatandone il rigore e il metodo, giudicando buoni i nostri prodotti e – a suo parere – sicuramente degni del mercato attuale della birra.
Da quel momento abbiamo cominciato a pensare concretamente al salto che avremmo poi compiuto poco meno di un anno a seguire."
Non avete sempre fatto la birra. Cosa facevate nella vostra "vita precedente"?
"Abbiamo storie profondamente diverse. Due di noi sono dei professionisti con una lunga esperienza in un'azienda multinazionale di informatica. Da tempo coltivavamo l'idea di occuparci di attività collegate alla natura ed al mondo alimentare e proprio con questa opportunità abbiamo deciso di dedicarci a tempo pieno alla gestione dell'azienda. Il terzo socio e' un medico e continua a esercitare la sua professione.”
Il nome MUSTACANUS come e da chi è stato scelto?
“Mustacanus è la radice latina del quartiere Mostacciano, dove ha preso di fatto vita la nostra attività: a Mostacciano abbiamo “arredato” il garage nel quale abbiamo sviluppato il nostro passatempo, a Mostacciano molti di noi hanno abitato e lavorato. Significa “mosto” in quanto nella zona anticamente veniva prodotto il vino e si chiama mosto anche il liquido zuccherino dal quale si ottiene la birra. Con il nome, la sua derivazione e l’uso del latino abbiamo voluto legarci più strettamente al nostro territorio.”
Ma la birra non la produrrete mica nel garage anche ora?
“Assolutamente no, da quando commercializziamo la birra la produciamo presso un birrificio dotato di tutte le omologazioni e ovviamente anche della capacità produttiva idonea. L’epoca del box e delle cotte da 90 litri ha lasciato il passo ad un moderno impianto di produzione a vapore che ci permette di produrre più di mille litri a ciclo di produzione. L’ottimo rapporto che abbiamo con i proprietari dell’impianto ci ha poi sicuramente aiutato nell’avviare la nostra attività.”
Quanta birra imbottigliate ogni anno e qual è l’area di diffusione commerciale del prodotto?
“La società nasce a gennaio 2015 e un periodo di tempo si è reso necessario per adattare le ricette al diverso impianto di produzione. Poi i tempi necessari per la maturazione dei primi prodotti e la commercializzazione. A fine 2015 avevamo prodotto diecimila litri di tre delle nostre birre; nel corso dei successivi due anni abbiamo completato la nostra offerta con ulteriori tre prodotti arrivando circa ai 300 hl/anno. Le ridotte quantità e la scelta di distribuire direttamente le nostre birre ci hanno fatto scegliere di non estendere troppo l’area di diffusione delle stesse: Roma principalmente con punte in altre province limitrofe.”
Fate tutto da soli o vi aiuta qualcuno?
“A volte ci siamo avvalsi dell’aiuto prezioso di parenti e amici, come per la realizzazione di alcune delle etichette o per lo sviluppo di un’ app per la fatturazione, ma credo che al momento si possa dire che Mustacanus è un’azienda autarchica. Ci piace e pensiamo che ci sia stato anche molto utile curare direttamente tutti gli aspetti della produzione, della vendita e della distribuzione.“
Quali tipologie di birra producete e qual è la birra preferita dai romani?
“Produciamo 6 tipologie di birra, nel nostro sito web è presente una breve presentazione per ciascuna. La birra più venduta è la Birra di Frumento, una Weiss delicata e beverina il cui gradimento pare crescere continuamente, poi AmaraConGusto, la nostra birra a bassa fermentazione in stile pils e ancora Vesta (Irish Red Ale), Nathan (dry stout) Flos, l’ultima uscita, una English IPA e, infine, la nostra Birra al Goji, molto particolare in cui utilizziamo una purea di Goji (non essiccato) prodotto nel Lazio.”
Il passo successivo per espandervi ? Siete ancora "giovani". Cosa pensate di fare da "grandi"?
“Top secret, ma non credo sia difficile immaginare che uno dei nostri primi pensieri sia quello consolidare il nostro marchio. Vorremmo cominciare a collaborare con altre realtà di questo mondo per creare qualcosa di importante e persistente.”
Iniziative particolari per avvicinare alla birra anche i più scettici ne avete intraprese?
"Organizziamo e sponsorizziamo ogni anno un concorso fotografico che coinvolge un numero sempre crescente di appassionati e curiosi. In questo caso ci aiutano amici esperti del settore e una giuria qualificata che seleziona e giudica le fotografie in concorso. Cosa c’entra la fotografia con la birra? C’entra, c’entra, come avremmo mai potuto avviare Mustacanus senza la giusta profondità di campo?"