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Roma
Camorra, boss di Scampia ucciso in spiaggia a Terracina: quattro arresti

Delitto di Gaetano Marino, capo degli 'scissionisti' di Scampia assassinato con dieci colpi di pistola, l'ultimo sparato alla nuca da distanza ravvicinata, il 23 agosto del 2012 tra i bagnanti sulla spiaggia di Terracina.

 

Arcangelo Abbinante, 27 anni, presunto esecutore materiale, Giuseppe Montanera, 41, componente del commando di fuoco, oltre a Carmine Rovai, 50, e Salvatore Ciotola, 55, per l'appoggio logistico. Sono loro i quattro destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Roma, su richiesta della Dda, per l'agguato che e' costato la vita al boss degli 'scissionisti' di Scampia Gaetano Marino, ucciso il 23 agosto del 2012 sulla spiaggia di Terracina. Fu un delitto - ha sostenuto il gip accogliendo la tesi della Procura - aggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso (articolo 7 della legge 152 del 1991), sia per come e' stato ideato e per come e' stato eseguito.
Erano stati gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di Terracina, ad intervenire nei pressi dello stabilimento balneare “Il Sirenella”, esattamente in viale Circe, alle ore 17.00 circa del 23 agosto 2012, dove era stato trovato il corpo del pluripregiudicato napoletano Gaetano Marino, fratello di Gennaro (detto “O Mckey”), detenuto in regime di 41 bis per associazione di stampo mafioso e omicidio, in quanto affiliato di spicco dell’omonimo clan camorristico, all’epoca coinvolto in un violento scontro all’interno dell’ala dei cosi detti “Scissionisti” di Secondigliano per la gestione di una zona del quartiere Scampia denominato “Case Celesti”.

La dinamica

Dalle indagini era emerso che al momento dell'omicidio, a due passi dallo stabilimento balneare 'Il Sirenella' dove si trovava Marino, c'erano una Fiat Grande Punto in doppia fila con a bordo due uomini e poco più avanti una Fiat Punto parcheggiata di traverso in viale Circe in modo tale da non consentire il passaggio. Dalla prima vettura era sceso l'uomo che ha esploso 11 colpi d'arma da fuoco contro Marino per poi darsi alla fuga. Il conducente della seconda auto, invece, dopo avere eseguito una repentina manovra a retromarcia, che ha danneggiato diversi ciclomotori parcheggiati, e' ripartito verso Roma. Quest'ultima auto era stata poi ritrovata a Terracina il giorno seguente nei pressi dell'abitazione di Rovai che, pur avendo il veicolo nella sua disponibilità, lo aveva prestato a Ciotola.
Poiché, da indagini di polizia si era scoperto che Rovai, Ciotola e il proprietario della Fiat Punto erano soggetti legati ai clan di Secondigliano, è stata intrapresa la pista investigativa secondo cui il movente era da inquadrare nella cosiddetta faida di Secondigliano tra gli 'scissionisti', che vedeva il gruppo degli Abbinante-Notturno-Aprea-Abete opposto alle famiglie Magnetti-Petriccione, legate al clan Vanella-Grassi.

L'analisi incrociata degli elementi probatori raccolti ha consentito di ritenere che gli occupanti della Fiat Punto, parcheggiata di traverso in Viale Circe al momento del delitto, fossero proprio Rovai e Ciotola, e di individuare, in Montanera (referente della famiglia Abete-Notturno) e Abbinante (referente dell'omonima famiglia) quelli che erano a bordo dell'altra autovettura, dalla quale era sceso l'esecutore materiale (Abbinante), poi fuggito con Montanera. Questi due avrebbero deciso la strategia da adottare, scegliendo quale vittima predestinata Marino e utilizzando Rovai e Ciotola, quali soggetti che potevano fornire supporto logistico. Secondo chi indaga, questo delitto rientrava nella faida criminale, in atto all'epoca dei fatti, per il controllo della piazza di spaccio del rione Case Celesti, feudo dei Marino.

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