Roma
Camorra Capitale: il boss Pagnozzi condannato per associazione mafiosa


Spaccio di droga, estorsione, riciclaggio le attività del sodalizio mafioso
E' un'associazione di stampo mafioso quella che, dal 2008 in poi, si e' insediata nel quadrante sud-est di Roma, facendo affari con il traffico di stupefacenti, attraverso il controllo dello spaccio nelle piazze di Centocelle, Borghesiana, Pigneto e Torpignattara, recuperando i crediti con metodi estorsivi e portando avanti una politica espansionistica nella distribuzione delle slot machine.
Il tutto avvalendosi della forza intimidatrice del gruppo criminoso e potendo contare sulla condizione di assoggettamento e di omertà.
I giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma, recependo l'impostazione della Procura, hanno inflitto decine di condanne agli affiliati di un sodalizio che ruota attorno alla figura del boss irpino Domenico Pagnozzi, sottoposto al 41 bis nel carcere di Sassari. A Pagnozzi, ritenuto il promotore dell'associazione mafiosa, il collegio ha inflitto 30 anni di reclusione, stessa pena attribuita anche a Massimiliano Colagrande e Antonino Cali', considerati gli organizzatori del sodalizio.
Per Marco Pittaccio, ritenuto un acquirente stabile di quantitativi di cocaina, una condanna a 21 anni e mezzo, per Claudio Celano, che per l'accusa aveva un ruolo di recupero crediti, venti anni. Riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, fittizia intestazione di beni, detenzione di armi, e illecita concorrenza con violenza e minacce sono gli altri reati formulati dalla Procura che gia' lo scorso 15 luglio, davanti al gup Costantino De Robbio, ha visto confermare il proprio impianto accusatorio con sei condanne in abbreviato.
La pena piu' alta (20 anni di reclusione) era toccata a Ferdinando Silenti, considerato il luogotenente di Pagnozzi; 16 anni di carcere erano stati inflitti a Mario Adamo, 12 anni a Emiliano Massimo Mazzitelli, 8 anni a Mirko Meridiani, 6 anni ad Angelo Molinari, 4 anni a Pasquale Adamo. A Silenti e a Mario Adamo, in particolare, era stato riconosciuto dal gup il ruolo di organizzatori dell'associazione di stampo mafioso capeggiata da Pagnozzi, gia' egemone nella Valle Caudina, nell'Avellinese, per aver fornito "un sistematico e strategico apporto" nello sviluppo dei progetti illeciti.