Campidoglio, gare truccate per lavori di restyling. Amore rischia il processo
L'imprenditore Amore è già indagato anche nell'inchiesta Mafia Capitale
Appalti truccati per il restauro dell'aula Giulio Cesare in Campidoglio: rischiano il processo l'imprenditore Fabrizio Amore, già coinvolto in Mafia Capitale, l'ex direttore dell'Area Tecnica territoriale della Sovrintendenza capitolina dei Beni culturali Maurizio Anastasi, e altre diciotto persone.
Il gup Pierluigi Balestrieri deciderà il prossimo lunedì 14 novembre, se rinviarli a giudizio nell'ambito di un'indagine della Procura sull'irregolarità dell'assegnazione di alcune gare.
Associazione per delinquere, emissione e utilizzo di false fatture, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, turbativa d'asta, falso e truffa ai danni del Comune sono i reati contestati, a seconda delle singole posizioni.
Fabrizio Amore, che e' indagato in Mafia Capitale per trasferimento fraudolento valori, reato per il quale i pm hanno chiesto l'archiviazione, entra in questa vicenda per essersi aggiudicato, con una sua società, un appalto a trattativa privata relativo al restauro dell'aula Giulio Cesare del Campidoglio. Una storia emersa dalle verifiche effettuate dai militari della Guardia di Finanza sull'emergenza abitativa.
La gara risale al luglio 2010, quando al Campidoglio siede Alemanno. Il 19 settembre sarebbe arrivato in visita il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e bisognava procedere alla messa in sicurezza del tetto dell’Aula, al restauro della volta, delle pareti e del mosaico romano, al rifacimento dell’impianto elettrico e alla sostituzione gli scranni. L'allora direttore dell'Area Tecnica territoriale della Sovrintendenza capitolina dei Beni culturali Maurizio Anastasi avrebbe predisposto quindi l'impegno di spesa e indicato cinque imprese: tre di queste erano riconducibili a Fabrizio Amore.Pochi giorni dopo, le buste venivano aperte e la gara veniva aggiudicata alla “Trevi Iniziative Immobiliari“, di Fabrizio Amore.
Amore è stato arrestato il 9 giugno del 2015: secondo gli investigatori era così sicuro di vincere nel 2010 la gara per il restauro dell'aula Giulio Cesare (importo iniziale: un milione e 200 mila euro) tanto da stipulare contratti ed effettuare pagamenti in acconto ai subappaltatori alcuni giorni prima dell'apertura delle buste contenenti le offerte.