Camping River: slitta la chiusura del campo nomadi. Non ci sono case per i Rom
Era il primo smantellamento in programma per la Capitale
Il Camping River sarebbe dovuto essere il primo dei campi Rom della Città Eterna ad essere smantellato, ma le cose non sono andate come da programma. Slitta di 6 mesi la chiusura che sarebbe dovuta avvenire il 30 settembre, invece è rimandata al 30 marzo 2018.
Il programma capitolino sui campi nomadi è naufragato alla prima difficoltà. La delibera era stata votata dalla giunta di Virginia Raggi lo scorso 15 settembre, poi il Comune di Roma si era messo al lavoro per valutare le fragilità del Camping River e farsi garante del pagamento tramite un contributo che coprisse i nuovi affitti. “È stata riscontrata l'obiettiva difficoltà di accesso al mercato immobiliare per le persone provenienti dagli insediamenti, rientranti in fasce sociali deboli, non sempre riconducibile a motivazioni afferenti alla solvibilità del soggetto", spiega in una nota il Campidoglio. Nonostante il Comune di Roma si sia impegnato sull'aspetto economico, insomma, non si trovano case da destinare ai nomadi del campo. La difficoltà, spiega ancora il Campidoglio “è ulteriormente aggravata dallo strettissimo lasso di tempo a disposizione delle persone interessate per il reperimento di soluzioni alloggiative". Per questo la delibera stabilisce che esclusivamente per i residenti del Roma River che hanno diritto alle misure di inclusione alloggiativa "si potrà erogare il contributo anche per l'accesso a strutture ricettive dirette all'ospitalità temporanea, regolarmente autorizzate, in alternativa alla locazione di civile abitazione, per il tempo strettamente necessario alla ricerca di alloggi sul mercato libero e per la durata massima di mesi 6, a decorrere dal 30 settembre".