Roma

Campo Marzio, la città che non c'è più. L'ultima estate di innocenza. Poi la vita

di Patrizio J. Macci

Un romanzo di formazione che si snoda nel perimetro del rione romano Campo Marzio, il cuore della Capitale, scritto con lo stile del tocco che ha sul pallone da football il protagonista Stefano Barra. Uno stile verace che illumina le cose e i personaggi di quella "luce a cavallo" tra il giorno e la sera, che si può catturare solamente conoscendo bene i sampietrini di Roma, l'eccitazione del prepartita e la malinconia di una sconfitta; il carosello di emozioni, riti, e tradizioni legato all'evento del match alla radio, quando il calcio in tv in pay tv era ancora un miraggio.
Il titolo del libro è proprio "Capo Marzio" scritto da Emanuele Santi e lo pubblica la casa editrice "L'Asino d'oro". Una storia di "pane e pallone" ambientato nei ruggenti anni Ottanta che vede l'attore principale, l'adolescente Stefano Barra, correre e affannarsi per affrontare le prove nel campo di calcio della vita e in quelli di pozzolana di periferia dove gioca la sua squadra, nella quale occupa il ruolo di libero. Figlio unico in una famiglia di commercianti, il "piccolo Barra" alterna il lavoro nel negozio di vini e olii di famiglia alle peripezie scolastiche e amorose, sempre di corsa tra i compiti a casa, il pallone con le sue bizzarre geometrie in campo e nello spogliatoio, la fidanzata che lo bracca e i "fasci" che tentano di sottometterlo a suon di cazzotti nei corridoi del liceo dove frequenta il primo anno.
Sono gli anni dello scudetto dell'A. S. Roma, di Paulo Roberto Falcao, del sindaco Petroselli, il Marchese del Grillo impazza sugli schermi dei cinema: è l'ultima zampata graffiante dell'Albertone nazionale, e i ragazzi come Stefano mandano a memoria le battute del film facendo a gara a chi le ricorda meglio.
Della città raccontata nel libro non esiste praticamente più nulla, trent'anni hanno polverizzato mezzo secolo di storia, inghiottendo il volto di una città che dal Dopoguerra in poi aveva maturato una fisonomia precisa e dove si poteva "mettere su famiglia" e vivere.
I negozi di generi alimentari nel centro della Capitale sono stati completamente sostituiti da rivendite gestite da cittadini indiani, cinesi oppure del Bangladesh. Gli unici ancora a resistere sono quelli che l'autore nel libro chiama i "romani più antichi", i commercianti ebrei con le loro botteghe nel ghetto e alcune macchie sparse qua e là in alcune arterie di lusso
L'anno raccontato da Emanuele Santi sfocerà in un tripudio o quasi: la Roma calcio arriverò allo scudetto sfiorando la Coppa dei Campioni, dopo il trionfo della nazionale di Calcio in Spagna. Forse l'ultimo anno spensierato per il Paese, prima dell'arrivo dell'opulenza della "Milano da bere" che cancellerà tutto con un colpo di spugna.
Per Stefano Barra è un'estate magica da festeggiare ondeggiando sulla sella di una vespa sulle note di una canzone, l'ultima estate di innocenza che lo getta nel mare della vita vera.