Roma
Canapa indiana, la sfida dei coltivatori: si mangia ed è curativa. Non si fuma
In arrivo un'etichetta di birra artigianale che al posto del luppolo utilizza la “pianta di Dio”
di Valentina Renzopaoli
Canapa indiana: è boom. Spuntano piantagioni un po' in tutta Italia, punti vendita e shop on line che commercializzano prodotti “magici” a base di canapa. Dall'alimentare al tessile, dall'edile fino alla cosmesi: il mercato riscopre così la “pianta di Dio”.
Ovviamente parliamo di tutto ciò che è legale: anche se spesso si scambia la canapa per “marijuana”, la pianta della famiglia botanica delle Cannabaceae, è in realtà una specie di toccasana per la salute e un jolly per mille usi diversi. Così spiegano gli esperti che con pazienza e grande fatica stanno tentando si sgombrare il campo dagli equivoci e guadagnare terreno nel mondo del commercio e dell'industria.
E così in varie zone del Paese le piantagioni di canapa sempre più spesso sostituiscono colture tradizionali, ettari di piante che poi vengono utilizzate per i più diversi utilizzi. A questo punto la precisazione è d'obbligo: la legge italiana permette di coltivare canapa indiana esclusivamente per estrazione di fibre e uso alimentare.
La Regione Lazio ha approvato lo scorso febbraio una legge che prevede la promozione della coltivazione, della filiera e della trasformazione e commercializzazione della canapa sativa, attraverso una serie di progetti pilota.
Come distinguere allora la pianta che si può coltivare legalmente da quella illegale da cui si ricava la marijuana?
I semi per la coltivazione consentita sono quelli registrati dall'Unione Europea e vengono venduti da aziende certificate che rilasciano un apposito documento, sono quelle che hanno il Thc inferiore allo 0,3%.
Gli unici obblighi per il coltivatore sono quelli di conservare i cartellini della semente acquistata per un periodo non inferiore a dodici mesi e di conservare le fatture di acquisto della semente per il periodo previsto dalla normativa vigente.
E' dalle piante con caratteristica che si estraggono le materie prime per una enorme quantità di prodotti: tessuti, carta, plastiche, vernici, combustibili, materiali per l'edilizia ed anche un olio alimentare di altissime qualità. La canapa è stata, tra le specie coltivate, una delle poche conosciute fin dall'antichità sia in Oriente che in Occidente. In Cina essa era usata fin dalla preistoria per fabbricare corde e tessuti, e più di 2000 anni fa è servita per fabbricare il primo foglio di carta. Nel Mediterraneo già i Fenici usavano vele di canapa per le loro imbarcazioni. E nella Pianura Padana la canapa è stata coltivata per la fibra tessile fin dall'epoca romana.
L'oro dei Castelli
Ai Castelli Romani, precisamente a Genzano, è nata una vera “centrale operativa” che commercializza prodotti a base di canapa: un punto di riferimento per il mercato romano e non solo.
In particolare “Professional Growing” ha lanciato una linea di prodotti cosmetici: shampoo, saponi, creme per il viso e persino una linea di prodotti per l'igiene dei cani, a pelo corto, medio e lungo. E poi ci sono i prodotti alimentari: snack per uno spuntino, pasta, ciocciolato con la canapa. La novità sarà una etichetta di birra che al posto del luppolo utilizza la “pianta di Dio”.