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Roma
Cani abbandonati in cerca di padroni: te lo do io il canile. Il caso Palombara

Cani in cerca di adozione ma nel frattempo vivono in una famiglia allargata. Perché canile non fa necessariamente rima con prigione, o almeno, non sempre. E nel caso di Palombara, a pochi chilometri da Roma, il “canile” sembra un villaggio turistico per animali fortunati.

Qui vivono maremmani, simil pastori, incroci di molossoidi, figli di casuali accoppiamenti. Ciascuno ha un nome e una collezione di soprannomi e nomignoli, ciascuno ha una storia, spesso sconosciuta, gioie e dolori alle spalle, speranze e delusioni. Una cosa in comune: in un modo o nell'altro, sono finiti in un rifugio. Eppure qui, trovano affetti, pappe nutrienti, giornate cadenzate da rituali costanti, mille odori che viaggiano nell'aria, una moltitudine di stimoli che arrivano dalla vegetazione in cui sono immersi.

Le storie

Ascanio, detto Aschi, è un gigante maremmano di 70 chili, con gli occhi grandi color nocciola, lo sguardo limpido di chi ha raggiunto un suo equilibrio, l'andatura tranquilla di un maremmano adulto, che sa che almeno un paio di volte al giorno qualcuno entrerà in casa sua per strapazzarlo di coccole.

Sandra e Raimondo vivono insieme ormai da diversi anni, sono due meticci neri con qualche anno di differenza, come si nota dal muso un po' bianchiccio di Raimondo, ma come nelle coppie più solide, si spartiscono senza problemi cibo, acqua e pure i premietti. Tetris abbaia come un forsennato a chiunque si avvicini al suo spazio vitale: pelo liscio, lucido e nero intenso, muso allungato, carattere diffidente. Rimane a vociare senza sosta per interi quarti d'ora, come a mettere alla prova il visitatore di turno. Bisogna rimanere indifferenti per conquistare il suo silenzio, con calma, pazienza, sguardo tranquillo. Chi ci riesce, avrà il premio più bello: la sua fiducia, qualche leccata sul collo e la richiesta di tornare.

Il canile immerso nel verde

Siamo in una vallata della Sabina, alle spalle del Castello di Palombara: 33mila metri quadrati con alberi da frutta, cespugli di ogni tipo, piante aromatiche. Dall'alto più che un canile sembra un piccolo villaggio: tante casette in fila, tutte uguali e in perfetto ordine geometrico ed estetico. Tutto intorno, la macchia verde e in fiore. I box sono piccole dependance protette da pannelli isolanti e coibentati, una zona notte per riposare e una zona giorno ombreggiata per il movimento e la socialità.

 

 

Massimo Varone: "Vengo da una famiglia che non amava i cani"

“E' ovvio che stiamo parlando di un canile, ma il nostro obiettivo è offrire la migliore vita possibile che si possa vivere in un posto come questo”, spiega Massimo Varone, fondatore dell'Associazione Mente Naturale ODV, e titolare di un rifugio a 5 stelle immerso nella campagna. Una vita dedicata ai cani: “Ho iniziato a prendermi cura dei cani randagi a 7 anni e vengo da una famiglia che i cani non li amava” racconta Massimo Varone mentre Tango, il suo imponente pastore tedesco gli salta sulle ginocchia. “L'avventura è iniziata tanti anni fa, ho acquistato questo terreno con l'obiettivo di dedicarlo a loro e oggi siamo una delle tre strutture private del Lazio convenzionate con il Comune di Roma, oltre che con quello di Olevano Romano. Abbiamo mediamente tra i cento e i centoventi cani ma siamo anche uno dei canili da cui nascono più adozioni, un grande traguardo”.

La giornata nel rifugio

La sveglia suona alle 7.30, tutti i giorni compresi domeniche, Natale e Pasqua. Centoventi bocche aspettano con ansia la pappa della mattina: a ciascuno la sua dieta personalizzata, a seconda delle esigenze e di eventuali piani terapeutici. L'arrivo della prima ciotola dà il “là” ad un coro di aspettative rumorose, è uno dei due momenti più attesi della giornata.

A occuparsi di cibo, pulizie e cure quotidiane sono i sei dipendenti dell'Associazione, molti dei quali con la qualifica di addestratore ENCI, e un piccolo esercito di volontari che tre volte a settimana dedicano alcune ore del loro tempo ad accudire, giocare, coccolare i cani del rifugio. I cani più tranquilli possono passeggiare, sgambare, correre nelle aree dedicate al movimento; gli addestratori si dedicano alla loro educazione e all'insegnamento dei comandi di obbedienza base.

“I cani già educati hanno più possibilità di essere adottati: è normale che chi decide di far entrare in famiglia ad un cane che vive qui, sceglie con maggiore probabilità un cane che dimostra di essere tranquillo e capace di seguire le indicazioni” spiega Massimo Varone. E i risultati arrivano perché questo è uno dei rifugi nel Lazio che registra più adozioni in assoluto. Nonostante gli ospiti che arrivano sono spesso creature difficili, con storie misteriose e traumi: perlopiù sono di taglia media e medio-grande e di età avanzata. La media di permanenza è di due o tre anni. Alcuni sono destinati a vivere tutta la vita qui. “Non ho remore a sostenere che per chi dopo tanto tempo si abitua ai ritmi di questa grande famiglia e diventa anziano, la vita migliore che gli rimane è qui con noi. Ma è anche una grande gioia quando succede che, come accaduto poco tempo fa, una signora è venuta da noi con l'intenzione di adottare cani solo dai 12 anni in sù”.

I cani “bollino rosso”

Ad ogni cane viene applicato un bollino: verde, giallo e rosso che li classifica in base alle loro caratteristiche zootecniche. Il bollino rosso indica un indice di pericolosità più elevata che costringe ad adottare massima attenzione nella gestione, affidata in questi casi esclusivamente a personale qualificato. Alcuni di questi cani sono “morsicatori”, ovvero hanno aggredito persone o altri animali, hanno dimostrato instabilità caratteriale e sono finiti in canile. Eppure, alcuni di loro riescono qui a trovare un equilibrio, una dimensione, persino degli affetti fidati, persone che sanno come muoversi e danno sicurezza. Perché se è vero che sono stati “morsicatori” non è dato sapere modalità e cause che hanno scatenato l'aggressività.

Le adozioni

Dea, Max, Tipo, Ascanio, Pongo, Jack e tutti gli altri cercano famiglia. Ma non ad ogni costo: la procedura per le adozioni prevede uno o più incontri conoscitivi con i futuri proprietari. “La famiglia o la persona che vuole adottare deve dimostrare di essere in grado di avere le caratteristiche per prendersi cura del cane che sceglie. Nucleo familiare, stile di vita, presenza di altri animali, conoscenze ed esperienza: valutiamo tutto questo prima di affidare un cane. La cosa più brutta che può accadere è farlo in entrare in casa e poi scoprire che non è ciò che si vuole”.

Purtroppo succede così come, però, succede anche che chi esce da qui diventa un cane da soccorso della Protezione civile. “E' una storia recente, e di cui andiamo fieri - racconta Massimo – un meticcio di pastore e cane da caccia che era qui da noi è stato adottato e poi ha avuto una seconda bellissima vita come cane sa soccorso in superficie”.







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