Roma
Capitano Ultimo dalla Gruber: "Magistrati limpidi, poi chi sbaglia paga"
Il capitano che arrestò Riina, ospite a Otto e Mezzo di Lilli Gruber, parla delle intromissioni della Politica nelle elezioni dei magistrati nel plenum del CSM
di Patrizio J. Macci
Capitano Ultimo: giacca nera e un passamontagna rosso con il simbolo dell’Arma dei Carabinieri a nascondere il volto, gli occhi come due fessure nere, seduto a fianco di un ritratto del suo maestro il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Così è apparso il “Capitano Ultimo” alias Sergio De Caprio ora Colonnello della Forestale nella trasmissione di Lilli Gruber Otto e Mezzo collegato dalla sede dell'attività di volontariato che gestisce alla periferia di Roma, presente in studio il giornalista Giovanni Bianconi e in esterno Pino Corrias autore del volume “Fermate il Capitano Ultimo!” (Chiarelettere Editore). Il tema erano le intromissioni della Politica nelle elezioni dei magistrati nel plenum del CSM.
Su questo argomento il Capitano è stato chiaro: “Ho lavorato con magistrati limpidi e ho massima fiducia nella magistratura. Poi chi sbaglia paga”. “È una novità - ha sottolineato Bianconi - rispetto al passato perché i tentativi di influenza ci sono sempre stati ma ora li abbiamo appresi in diretta ascoltando le registrazioni. Pezzi di correnti dei giudici che si incontrano con i rappresentanti di un partito interessato alle nomine dei magistrati nelle località dove ha vicende giudiziarie in corso. Per la prima volta ascoltiamo gli attori mentre si muovono nel loro teatro naturale”.
Sulla sua vicenda personale Ultimo ha commentato: “Perdendo la mia battaglia, perché ho visto che il mio team investigativo è stato smembrato e miei uomini trasferiti, ho capito che ho vinto. La nostra cultura e la nostra preparazione è stata schiacciata dal Potere. Certo è facile prendersela con dei poveri carabinieri.” Alla domanda se avesse qualcosa da rimproverarsi Ultimo ha risposto: “Di quello che è accaduto rimprovero soprattutto me stesso, perché sono stato percepito come una minaccia, un pericolo. Rifarei tutto quello che ho fatto perché nella professione di carabiniere ho dato tutto quello che potevo mettendoci l’anima. Ho catturato Salvatore Riina in sei mesi, ed era ricercato da 23 anni. Ma se dovessi cominciare una vita ex novo farei il contadino come i miei nonni. Io sono vicino a quelli che non hanno una casa, non hanno i soldi per vivere, gli ultimi. Io combatto per il popolo”.
Sulla vicenda della mancata perquisizione del covo di Salvatore Riina dopo l’arresto ha chiarito la sua posizione: “Fu una mia idea, volevo seguire alcuni sodali del latitante per smantellare l’organizzazione precisamente i fratelli Sansone una cui parente poi si è rivelata avere contatti con Matteo Messina Denaro anni dopo. A quelli che continuano a sostenere che fu data la possibilità ai mafiosi di spostare documenti con segreti inconfessabili chiedo sempre dove pensano che possano essere finiti e perché non sono mai stati usati. I vecchi capi mafiosi sono morti al carcere duro”.
Corrias ha sottolineato come le dimissioni di Lotti dal Pd siano state innanzitutto “tardive” e ha rimarcato come il politico fiorentino appartenga alla schiera delle “meteore della politica” destinate a bruciare in un arco di tempo molto breve e del quale sappiamo molto poco in realtà”.
Ultimo rimane ammantato nell'epica del suo passato, inchiodato a una scrivania della Forestale da processi nei quali è stato assolto e rumors falsi che gli attribuiscono anche indagini alle quali mai ha partecipato come quella della Consip. Quando si è sviluppata lui era operativo nei Servizi.