Capolarato, oppio per resistere al lavoro nei campi: scoperti 5 braccianti
I migranti usavano infusi riccavati dai papaveri essicati per sopportare il lavoro nei campi
Braccianti dell'agro pontino imbottiti di oppio. Scoperti migranti, la maggior parte indiani e regolari, che facevano uso di infusi di papaveri essiccati contro la fatica dei campi.
Gli agenti della questura di Latina hanno fatto l'insolita scoperta in alcune case rurali a Borgo Le Ferriere, abitate da diversi indiani. Dentro gli immobili hanno identificato cinque indiani di etnia sikh, con permesso di soggiorno, che hanno dichiarato di svolgere l’attività di braccianti agricoli in diverse aziende della zona. In una camera gli agenti hanno trovato alcune buste contenenti bulbi di papavero essiccati, le stesse infiorescenze da cui viene estratta l’eroina. I narcotest condotti dalla polizia scientifica hanno rilevato la presenza del principio attivo dei derivati dell’oppio: gli indiani usavano il papavero essiccato per la preparazione di infusi e bevande che assumevano prima e durante i pesanti turni di lavoro nei campi, per vincere la fatica e il senso di spossamento. I migranti, regolari, avevano un contratto di lavoro, ma la polizia sta conducendo accertamenti per verificare se fosse effettivamente rispettato e sulla presenza di fenomeni di caporalato.
A Pontinia, invece gli agenti hanno trovato un vero e proprio ghetto: piccoli caseggiati a ridosso di alcune grandi serre per la produzione di ortaggi esotici dove erano accampati in pessime condizioni igienico-sanitarie, una decina di cittadini indiani, quattro dei quali clandestini, due sono stati espulsi. Per la questura di tratta di un vero e proprio centro di snodo per i migranti clandestini e non impiegati nei campi della zona. E anche su questo caso sono in corso le indagini.