Roma

Carabiniere ucciso: traballa il patto Fdi-Lega su Comune Roma e Regione Lazio

Le dichiarazioni a caldo sul carabiniere ucciso raffreddano i rapporti Tra Lega e Fdi per la divisione delle candidature al Comune di Roma e alla Regione Lazio

Carabiniere ucciso a Roma, traballa il patto tra Lega e Fratelli d'Italia per le candidature al Comune di Roma e alla Regione Lazio.

Quello che sino a venerdì scorso sembrava un patto perfetto e che prevedeva il blocco di centrodestra unito per schierare un esponente di Fratelli d'Italia al Comune di Roma e uno della Lega alla Regione Lazio, rischia di tornate in discussione per via di alcune dichiarazioni del deputato di Fdi, Edmondo Cirielli il quale – già ex carabiniere - ha accusato il Governo di “non aver fatto nulla per impedire ai colpevoli del delitto di entrare...”. Ovvio che si tratta di dichiarazioni a caldo, quelle rese quando ancora si pensava che ad uccidere il carabiniere Mario Cerciello Rega, fossero stati due maghrebini, ipotesi poi smentita dalle indagini che hanno portato all'arresto dei due americani. Poche parole che però sono bastate ad alzare un muro sul Decreto Sicurezza Bis e a mettere in crisi la relazione perfetta tra Lega e Fratelli d'Italia sulle strategie elettorali.

E tra queste il match più importante che i due partiti si giocano proprio su Roma, dove Comune e Regione sembrano predestinati a cambiare casacca al più presto tra le difficoltà della Raggi e le ipotesi che una fine anticipata della legislatura possa portare a dimissioni anticipate di Nicola Zingaretti. Scenari autunnali, sui quali però Lega e Fratelli d'Italia stanno già lavorando da tempo per farsi trovare all'appuntamento col voto in perfetta tonicità e unità, così come accaduto in Abruzzo.

E proprio la vittoria in Abruzzo e la successiva bandierina issata sulla Basilicata condizionano la preparazione della competizione elettorale a Roma e nel Lazio. Alla Lega piace l'idea di un Governatore leghista ma non vorrebbe lasciare la seconda regione del Centro Italia a un candidato di Fratelli d'Italia, ragion per cui il risiko di centrodestra al termine della trattativa ha partorito un “cencelli ibrido”: a Fratelli d'Italia il candidato sindaco a Roma con un vicesindaco in chiave ticket di chiara marca leghista e al partito di Salvini la Regione Lazio. Gli strateghi elettorali avrebbero previsto anche le difficoltà leghiste di individuare un candidato forte, che sarebbero pescate all'interno di quella società civile romana che da mesi si è avvicinata al verbo leghista e che dovrebbe portare all'individuazione di un magistrato, oppure di un docente universitario o addirittura di un giornalista da candidare. E l'esperienza insegna che alla Regione no serve un nome “forte” ma una coalizione forte in grado di aggregare consensi nei territori dove ormai è di moda il civismo.

Diverso il discorso di Roma, dove invece Lega e Fratelli d'Italia per avere la certezza della vittoria devono puntare su un nome dotato di grande carisma. Prima che il patto fosse definito era circolato il nome di Roberta Angelilli, poi la sua appartenenza a Fdi aveva bloccato l'ipotesi di candidatura. C'è tempo tutto il mese per sfogliare la rosa dei candidati, salvo rimettersi a tavolino e ridiscutere tutto qualora Giovanni Toti decidesse di strappare con Forza Italia partendo proprio da Roma.