Roma
Casa Fendi, il riscatto della Dolce Vita. Sfilata vip per la cena tra le stelle
di Carlotta Marongiu
Largo Goldoni cosparso di fiori e illuminato a giorno dai flash dei fotografi, fan e curiosi che si fanno selfie, massiccio cordone di security, tutti impazziti per l’incredibile parterre di vip internazionali che in abito da sera e ombrello avanzano sul red carpet. E’ il dinner party più blindato ed esclusivo del mese: il monumentale Palazzo Fendi tra via Condotti e via del Corso, più grande boutique al mondo della maison, si rinnova per Rainer Becker. Lo chef che ha reinventato la cucina nipponica nel mondo sceglie Roma, dopo il successo di Londra, Hong Kong, Dubai, Miami, New York, Abu Dhabi, Las Vegas, ed apre il ristorante giapponese Zuma sugli ultimi due piani, con tre cucine ed una strepitosa terrazza panoramica.
I fortunati ospiti vengono accolti da uno staff numerosissimo con champagne e sushi, mentre entrano nella boutique al piano terra firmata dall'architetto Gwenael Nicolas. Dominata dalla scultura sferica a specchio Moon Ball dell'artista NotVital, qui sono esposte le iconiche Baguette, immerse in un tripudio di nicchie in stucco craquelé, poltrone in pelliccia, pannelli in bronzo e marmi. I fotografi impazziscono per le Kardashian madre e figlia, belle quanto stoiche in pelliccia Fendi nonostante i 40 gradi all’interno, ma anche per Ornella Muti, Silvia Venturini Fendi, Sofia Coppola, Giorgio Pasotti, Claudio Santamaria, Miriam Leone, Alessandra Mastronardi. Mentre passano più inosservati Giovanni Malagò, Anna Coliva, Chiara Geronzi col marito Bobo Bocca, i principi Domenico Napoleone e Martin Orsini, il principe Guglielmo Giovanelli Marconi, Matteo Marenghi Vaselli.
La scala in marmo di Lepanto rosso o l'ascensore di vetro rivestito di pellicola in foglia d'argento conducono ai piani. Al primo piano, il laboratorio di pellicceria, il pret-à-porter, le calzature donna e tanti oggetti di design come il tavolo di Massimiliano Locatelli, il tavolo-scultura in bronzo dell'artista Mathias Bengtsson, il divano in velluto degli anni '50 di Federico Munariin. Al secondo piano è un privé per clienti vip, progettato da Emiliano Salci e Britt Moran, che fonde vintage e opere d'arte della collezione Galleria Mazzoleni. Un raro daybed di Giò Ponti degli anni '70, poltrone con intarsi in coccodrillo e pelle, un dipinto di Giorgio de Chirico ed al tavolo in cristallo per 16 persone Bernard Arnault, chairman della holding del lusso LVMH, proprietaria di Fendi e Pietro Beccari, ceo e presidente della maison con la loro vasta corte. Al terzo piano sette suite di superlusso da migliaia di euro a notte, ognuna diversa dall'altra, progettate dall'architetto Marco Costanzi: pareti grigie o in lamina d'oro, profusione di marmi pregiati, specchi di Giò Ponti, affacci su Trinità dei Monti.
Agli ultimi piani il ristorante, linee pulite, design sofisticato in legni pregiati e naturali, sushi preparato a vista dagli chef e l’enorme griglia dove si consuma la esclusivissima vip-abbuffata: già si annuncia che le liste per le prenotazioni dei comuni mortali saranno disponibili solo dopo il 22 marzo.
La serata prosegue ad oltranza, con djset e danze sfrenate nel rooftop, innaffiate da fiumi di champagne e cocktail serviti incessantemente da un esercito di camerieri, pari quasi al numero degli ospiti. Solo al tavolo di Arnault e Karl Lagerfeld nessuno balla, anzi Karl rimane seduto inossidabile con occhiali da sole neri e guanti sino alla fine. Francesca Rivelli in arte Ornella Muti, con un rinnovato look capelli rosa lunghi e turbante, si mette in fila come tutti per omaggiarlo e si avvicina timidamente per un saluto. E’ l’ultimo che Karl concederà nella serata, prima di ritirarsi scocciato da tanta attenzione.
Dopo il restauro di Fontana di Trevi, del Complesso delle Quattro Fontane e di Palazzo della Civiltà, Fendi annuncia di volere continuare a sostenere l'arte e i giovani : finanzierà con 200mila euro l'Istituto per la Conservazione ed il Restauro del ministero dei beni culturali e turismo, con sede nel complesso di San Michele a Ripa Grande.