Casamonica latitante arrestato mentre va a messa. Condannato per sequestro
Guerino Casamonica sinascondeva da giugno in una casa famiglia di Morlupo
Condannato per aver sequestrato e picchiato due persone usurate che dovevano restituire soldi, aveva fatto perdere le sue tracce da giugno. Si nascondeva in una casa famiglia ed è stato preso mentre andava a messa.
Il blitz dei carabinieri e' scattato mentre, con moglie e figli, il ricercato si recava a messa: la latitanza di Guerino Casamonica, 37 anni, e' finita a Capena. L'uomo, che deve scontare una pena di oltre 11 anni per sequestro di persona a scopo di estorsione e lesioni personali, aveva fatto perdere ogni traccia da giugno scorso, allontanandosi dalla sua abitazione di Frascati. Ma i carabinieri del nucleo investigativo di Frascati gli hanno dato la caccia seguendo gli spostamenti dei familiari, in particolare della moglie e dei due figli. Cosi' dopo settimane di servizi di appostamento e pedinamento, i carabinieri sono riusciti a individuarlo alle porte di Roma. Una volta riconosciuto dai militari, l'uomo e' stato bloccato.
Guerino Casamonica aveva trovato ospitalità nella sede di un'associazione di solidarietà sociale e di servizi assistenziali con sede nel comune di Morlupo, all'interno di una palazzina dove sono presenti anche abitazioni private.
La condanna si riferisce a episodi avvenuti nel marzo 2011 quando i carabinieri lo arrestarono insieme ad altre tre persone in flagranza di reato: avevano sequestrato a Roma due uomini, un colombiano di 32 anni e un romano di 50 anni, al fine di indurli con violenza e minacce a restituire un'ingente somma di denaro, pari a 150 mila euro. I parenti dei due erano stati contattati e minacciati affinché provvedessero a pagare una prima tranche di 30 mila euro in contanti per ottenerne la liberazione. Le immediate indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Roma consentirono di localizzare l'abitazione dove, da oltre 2 giorni, erano stati rinchiusi e trattenuti i due, in zona Anagnina. Nel corso del blitz per liberare gli ostaggi non mancarono momenti di tensione in quanto uno dei 'carcerieri' era armato di una pistola semiautomatica calibro 7,65. I due sequestrati si trovavano all'interno di una stanza appositamente allestita per la loro custodia e presentavano vistose ecchimosi al volto e su tutto il corpo causate dalle percosse subite nel corso del sequestro.